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Altri personaggi

Marco Mazzaroppi - Cassino

Artista rimasto un po' nell'ombra almeno fino alla fine del secolo scorso, Marco Mazzaroppi merita oggi una maggiore attenzione. Analizzando infatti la produzione pittorica del Frusinate, e in particolare del Cassinate, nella seconda metà del Cinquecento, a Mazzaroppi va sicuramente riconosciuto il merito di aver ricoperto un ruolo abbastanza importante in questo panorama artistico.

Alcune delle fonti a nostra disposizione collocano la data di nascita di Marco Mazzaroppi nel 1550 nella città di San Germano, odierna Cassino; altre invece omettono l'anno di nascita ma concordano nel dire che fiorì come pittore intorno al 1590. Attraverso la preziosa testimonianza dei due biografi De Dominici e Grossi possiamo ricostruire a grandi linee quella che fu la sua storia e la sua formazione. Mazzaroppi ebbe il privilegio di compiere i suoi primi studi nell'abbazia di Montecassino, dove suo padre lavorava come magiordomo dell'abate Angelo de Faggis. Con l'andare del tempo dimostrò una particolare attitudine verso l'arte del disegno e iniziò ad appassionarsi alla pittura, guardando l'operato di un ignoto pittore che era stato chiamato nel monastero per eseguire alcuni lavori. L'abate de Faggis si accorse delle buone capacità del ragazzo e decise di mandarlo a Roma a sue spese affinché continuasse e perfezionasse i suoi studi. Una volta ammirate a Roma le opere di Raffaello e di altri illustri artisti, Mazzaroppi si trasferì prima nelle Fiandre e poi in molti luoghi d'Italia dove continuò a studiare e osservare i più valenti pittori. Tornò poi a Roma e vi lavorò in diverse occasioni finchè non fu richiamato dai monaci di Montecassino per compiere i suoi primi lavori nell'abbazia. Le opere di Marco Mazzaroppi piacquero molto al celebre pittore Francesco Solimena, che le vide passando per San Germano, prima di arrivare a Montecassino. Marco Mazzaroppi morì nel 1620 e non avendo avuto figli lasciò i suoi beni a un monastero di monache claustrali da fondarsi nella sua città.

E' possibile ricostruire una parte della produzione pittorica di Marco Mazzaroppi attraverso la guida di Montecassino di don Flavio Della Marra, padre archivista presso il monastero di Montecassino dal 1762 al 1779, in cui l'abbazia viene descritta, nel suo insieme, in maniera abbastanza precisa e dettagliata. Questa descrizione ci informa su tutti i lavori svolti dal Mazzaroppi all'interno del monastero e costituisce la fonte più antica a nostra disposizione per stabilire quale fu il suo operato al servizio dei padri benedettini.

Un'altra fonte di cui possiamo avvalerci per avere una conferma su quale fu l'operato del Mazzaroppi a Montecassino è il testo di Andrea Caravita, padre archivista a partire dal 1863, che comprende una raccolta di documenti riguardanti i codici e i lavori artistici conservati a Montecassino. Qui vengono confermate al Mazzaroppi le stesse opere assegnategli dal Della Marra.

L'intera produzione del Mazzaroppi eseguita per Montecassino è caratterizzata dall'utilizzo di uno stile semplice e severo, accompagnato da una grande sobrietà dei gesti e soprattutto delle espressioni dei personaggi, sempre raffigurati in atteggiamenti di devozione e di preghiera. Lo stile rigoroso e castigato adoperato dal Mazzaroppi fu senza dubbio dovuto alla rigidità del monastero e all'adesione ai nuovi canoni religiosi dettati dalla Controriforma, dopo il Concilio di Trento.

Elemento costante di tutte le sue opere a Montecassino è la raffigurazione di san Benedetto, fondatore del monastero nel 529 d.C.. Il santo è rappresentato sempre con le stesse sembianze che, come vuole la tradizione, apparvero in sogno al Mazzaroppi. Vivendo nella zona di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, anche tutto il suo operato artistico risulta essere spesso una mediazione tra la tradizione rinascimentale romana, città dove pare abbia condotto i suoi primi studi, e la pittura napoletana che fioriva in quegli anni. L'operato artistico di Marco Mazzaroppi tuttavia non si esaurisce nella sola produzione conservata a Montecassino, ma si estende anche in gran parte del cassinate e del frusinate, spesso con notevoli risultati pittorici.

Estratto dalla tesi di laurea di Rosato Viviana, Università degli studi di Cassino

Alfonso Simonetti - Castrocielo

Chi era: pittore accademico
Nato a:
nato a Napoli il 29 Dicembre del 1840Morto a: Castrocielo il 22 Agosto 1892

Alfonso Simonetti nacque a Napoli il 29 dicembre del 1840 da Giuseppe Simonetti, pittore accademico di fama, e Vincenza Piccirillo, nobildonna napoletana.
Nel 1859 fu ammesso nel Reale Istituto di Belle Arti di Napoli ed esordì alla Promotrice Napoletana del 1862 con il dipinto "Ettore Fieramosca al monte Gargano". Nel 1872 fu nominato professore onorario dell'Istituto di Belle Arti di Napoli. Nel 1873 eseguì il ritratto dal vero di Giuseppe Verdi e nel 1876 quello di Claudio Monteverdi.
Il 21 settembre del 1876 sposò in seconde nozze (non si hanno notizie del primo matrimonio) a Palazzolo Castrocielo la diciassettenne Apollonia Abbatecola, appartenente ad una delle famiglie più in vista del paese. Da questa unione nasceranno ben otto figli. Dal 1876 il legame di Simonetti con il paese natale della moglie divenne sempre più intenso e parecchi scorci di Castrocielo fecero da soggetti di alcune delle sue più belle tele, come "Conversazione democratica", "Via Giuseppe Mancinelli" (venduto a Parigi), "Palazzolo Castrocielo", "Andando per acqua" e "Oh! Speranze della terra voi finite in un avello".

A Castrocielo si conservano ancora, oltre agli affreschi (1887-1889) della Cappella Abbatecola (in cui si trovano alcuni suoi oggetti: il cavalletto, la tavolozza, un autoritratto e una composizione dedicata alla madre), due oli su tela nella chiesa di S. Lucia a lei dedicati.

Uno del 1888 ca. rappresenta il martirio della santa, l'altro del 1885-1890 ca. la raffigura dopo il supplizio e fu inserito nel soffitto della volta della chiesa. Alfonso Simonetti morì a Castrocielo il 22 agosto 1892 e là fu sepolto nella Cappella Abbatecola.

 

Da "Alfonso Simonetti 1840-1892" di Barbara Simonetti, ed. a cura del Comune di Castrocielo, 2002

 

 

 

 

 

 

Giovanni da Castrocielo

Chi era: Cardinale

Il cardinale Giovanni da Castrocielo fu prevosto di Montecassino, arcivescovo di Benevento, cancelliere di Santa Romana Chiesa, intimo di papa Celestino V.

 

 

 

Filippo da Castrocielo

Chi era: medico

Il medico Filippo da Castrocielo fu insigne professore di medicina all'università di Napoli, contemporaneo ed amico di San Tommaso d'Aquino che gli dedicò due preziosi opuscoli: "De mistione elementorum" (1259) e "De motu cordis" (1273).

 

 

Rinaldo d'Aquino

Chi era: è ritenuto il padre della poesia volgare
Nato a: Aquino

Visse nel XIII secolo, forse fra il 1227 e il 1228. La sua biografia è alquanto incerta. Si pensa che fosse il fratello di san Tommaso d'Aquino. Altri sostengono che la sua provenienza sia da Montella (Avellino) già feudo dei Conti d'Aquino.
Dante, nel trattato De Vulgari Eloquentia, riporta alcuni frammenti della sua opera e si riferisce a questo poeta come il «meridionale del continente». Rinaldo d'Aquino fu un poeta appartenente alla scuola siciliana di Federico II. Nominato falconiere dell'imperatore Federico II nel 1240, pare abbia poi tradito Manfredi alleandosi con Carlo I d'Angiò, che gli donò un feudo a Roccasecca. Chiamato messere in alcuni canzonieri, di lui rimangono un sonetto e dodici canzoni in cui svolge il tema amoroso. Importanti in particolare la canzone Per fin'amore vao sì allegramente (piacque in particolare a Alighieri, che la cita due volte: De Vulgari Eloquentia, II, V, 4; e I, XII, 8) e il lamento per la partenza del crociato Giamai non mi conforto in cui sono toni popolareggianti, dedicata alla Sesta crociata del 1227-28, quella che vide partecipe l'imperatore. Un autore dotto e non "popolare", capace però di toni che si rivolgono al popolo.

 

 

 

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