Altri personaggi
Cardinale Vizzardelli - Monte San Giovanni Campano
Chi era: Prefetto della Sacra Congregazione degli Studi
Nato a: Monte San Giovanni il 21 Luglio 1791- Morto a: Romai il 24 Maggio 1851
Carlo Vizzardelli nato nella Città di Monte San Giovanni, Diocesi di Veroli, 21 Luglio 1791 del Titolo di S. Pancrazio, creato e pubblicato Cardinale dalla SANTITÀ' Di N.S. PAPA PIO IX nel Concistoro del 12 Giugno 1847, Prefetto della Sacra Congregazione degli Studi, morto in Roma il 24 Maggio 1851, esposto nella Basilca di S. Lorenzo in Damaso., e quindi sepolto nella Chiesa di S. Pancrazio fuori le Mura, suo Titolo Presbiterale.
Annuario Pontificio, testo tratto da: Google ricerca libri
Monsignor De Angelis - Castro dei Volsci
Chi era: arcivescovo
Nato a: Castro dei Volsci il 25 ottobre 1848 - Morto: il 30 marzo 1900
Tornato a Roma nel febbraio del 1900 per curare una grave malattia, da cui era affetto da qualche anno, morì il 30 marzo 1900.
Ci ha lasciato numerosi scritti in latino, greco e italiano tra i quali elegie, panegirici e orazioni. Tra le opere scritte in versi ricordiamo "La chiesa e San Francesco", inno oratorio per il settimo centenario della nascita del Poverello d'Assisi, e "Dieci sonetti dedicati ai filosofi bizantini".
Fonte: ACM
Carlo Guglielmi - Frosinone
Chi era: Poeta
Nato a: Frosinone il 27 dicembre 1823 da Guglielmo Guglielmi e da Maria Carolina Renna.
Maria Carolina Renna era divenuta moglie del Guglielmi dopo la morte della prima sposa Elisabetta dei marchesi Ferrari. E’ l’eroe frusinate della Repubblica Romana del 1849. Infatti, dopo l’infanzia infelice, per la perdita, ancora fanciullo, come narra Alessandro Fortuna, di entrambi i genitori aderì presto all’ideale liberale e, forse, repubblicano. Con la salita al soglio pontificio di Pio IX gli fu conferito il comando della Guardia Civica di Frosinone ed ebbe il grado di capitano.
Quando il governo pontificio, nel marasma più totale, inviò al fronte alcuni reparti del suo esercito, per partecipare alla prima guerra d’indipendenza, egli, con il grado sempre di capitano, comandò la prima compagnia del Battaglione Campano, organizzato dal suo fratellastro Giampietro, e partì per il fronte il 4 maggio 1848. Con la fuga di Pio IX a Gaeta e la proclamazione della Repubblica Romana egli accorse in Roma per dare il suo contributo militare e di coraggio.
Nel contempo il suo fratellastro Giampietro Guglielmi era eletto deputato alla Costituente Romana. Combattè ancora con il grado di capitano nelle milizie condotte da Garibaldi e nell’ultimi assalti contro Roma da parte dei francesi fu gravemente ferito il 30 giugno 1849. Rifiutò di farsi amputare la gamba colpita, che andò in cancrena, così procurandogli una dolorosissima e lenta morte, allo stesso modo di Goffredo Mameli, che avvenne in Roma il 6 luglio 1849. Lo assistettero nell’agonia, come scrive Alessandro Fortuna, i suoi amici Pietro Roncalli di Perugia, Camillo Lattanzi di Trivigliano e suo nipote, il figlio del fratellastro Giampietro, Domenico Antonio Guglielmi di Frosinone.
Articolo scritto da Domenico Ricciotti e tratto da:
http://www.comune.frosinone.it/frusna/personaggi_illustri/guglielmi_carlo.htm
Carlo Vignoli - Castro dei Volsci
Chi era: studioso
Nato a: Castro dei Volsci il 6 agosto 1878 - Morto il : 4 aprile 1938
Carlo Vignoli nacque Castro dei Volsci il 6 agosto 1878. Figlio di due insegnanti, venne avviato agli studi classici, e dimostrò una spiccata propensione per essi. Si laureò giovanissimo in lettere nel 1899, presso l'Università di Roma. Iniziò subito la carriera da insegnante e fu professore di lettere nei più famosi licei della capitale: Mamiani, Visconti e Tasso.
Nel 1923 Gabriele D'Annunzio, che ne aveva apprezzato le ricerche in campo filologico, lo volle come collaboratore alla pubblicazione della sua "Opera Omnia". Ebbe numerosi riconoscimenti per gli scritti sui dialetti e sulle tradizioni dei paesi del Lazio Meridionale, il più importante dei quali gli venne tributato nel 1916 dall'Accademia dei Lincei. Il professor Carlo Vignoli morì all'età di sessant'anni il 4 aprile 1938.
Fonte: ACM
Tratto da: http://www.comunecastrodeivolsci.it/autori.htm
Giuseppe Leopoldo Maccari - Frosinone
Chi era: poeta
Nato a: Frosinone nel 1840
Ve’ l’occhio azzurro del mio bambinello
Azzuro, come a sera si colora
Al bel sereno la natia montagna.
Ve’ come ingenuo ride confidando
Su la materna spalla il biondo capo!
Ei non conosce nella sua lietezza
Che gli è mancato un padre e pure ei sente
Al viver dolce che gli è padre Iddio. (G. Maccari).
Un ritratto ad olio pendeva da una parete era quello di Giovannino fatto da un pittore tedesco... Poi mi volsi al ritratto di Peppino, che mi stava da un lato sopra uno scaffale di libri vecchi e impolverati quelli sui quali aveva logorata la sua giovinezza... dalla ringhiera adorna di vasi si godeva la bella vista delle montagne: entrava un venticello carezzevole a ondate che ci legava i freschi effluvi di quelle rive lontane, incerte e vaporose sulle quali torreggia il monte Cacume... Frosinone... non ha una pietra che ricordi i fratelli Maccari: non ha dato il loro nome ad una via del paese; neppure a quella ove sorge la loro casa; forse neppure sa di averli avuti per figli; è capoluogo di circondario; con Ferentino ed Anagni divide la gloria molto modesta di essere una delle migliori città della Ciociaria”.Oggi a Frosinone c’è una via dedicata ai fratelli Maccari, anche l’istituto magistrale è stato intitolato ai Maccari per opera soprattutto del preside Filosa, che tra l’altro è stato uno dei più valenti studiosi della poesia dei nostri poeti. Ma a proposito di Giuseppe Maccari e della sua poesia vediamo cosa dice lo studioso e critico G. Cusatelli: “Il fratello di Gianbattista Maccari, Giuseppe (1840-1867), ebbe una formazione più accentuatamente classicistica e si legò al Leopardi con un rapporto d’imitazione così stretto da non consentire che rari recuperi di un'area poetica personale. Spesso nelle sue Poesie (Fírenze, 1865), i motivi degli idilli leopardiani, la donzelletta, la gallinella, la quiete dopo la tempesta diventano esercitazioni e il clima di suggestione letteraria è così intenso che del Leopardi riporta seco persino le cadenze della melica settecentesca. Ma in Giuseppe Maccari la poesia sa anche trovare una sua strada originale, quando, sospesa la boriosa argomentazione etico-psicologica, egli cede ad una cadenza di situazioni fresche e primaverili, stilizzate appena quel tanto che basta ad evitare una dispersione impressionistica”.
Testo scritto da Umberto Caperna e tratto da:
http://www.comune.frosinone.it/frusna/personaggi_illustri/maccari_giuseppe.htm