Italian Afrikaans Albanian Arabic Armenian Azerbaijani Basque Belarusian Bulgarian Catalan Chinese (Simplified) Chinese (Traditional) Croatian Czech Danish Dutch English Estonian Filipino Finnish French Galician Georgian German Greek Haitian Creole Hebrew Hindi Hungarian Icelandic Indonesian Irish Japanese Korean Latvian Lithuanian Macedonian Malay Maltese Norwegian Persian Polish Portuguese Romanian Russian Serbian Slovak Slovenian Spanish Swahili Swedish Thai Turkish Ukrainian Urdu Vietnamese Welsh Yiddish
L'Acropoli di Alatri
Details
Acropoli e Ciclopi
97870
Il complesso monumentale dell’Acropoli di Alatri, situato al centro dell’abitato cittadino, costituisce una delle creazioni più suggestive e meglio conservate dell’architettura preromana in Italia. La costruzione ciclopica, caratterizzata da robuste muraglie in opera poligonale avvolge per intero la sommità della collina, dando origine ad una vasta sopraelevazione di forma trapezoidale. La struttura di contenimento è stata edificata direttamente sulla viva roccia del colle, presumibilmente intorno al VII secolo a. C. dalle popolazioni erniche, mediante la sovrapposizione di enormi massi irregolari di pietra calcarea, connessi gli uni agli altri secondo una singolare tecnica che non prevede l’impiego di sostanze cementizie. Oltre al paramento murario, già di per sé sorprendente per la grandezza dei massi impiegati e per l’elevazione raggiunta, degni di ammirazione sono le due porte di accesso: la Porta Maggiore, anche detta di Civita, ubicata sul lato meridionale, ottenuta dalla sovrapposizione di otto macigni sormontati da un colossale architrave monolitico; e la Porta Minore assai meno imponente ma di eguale suggestione per la presenza all’interno di un angusto corridoio ascendente, perfettamente conservato.
Tuttavia, l’eccezionale significato della porta risiede nelle tre figure falliche scolpite a rilievo sulla fronte della trabeazione, nelle quali gli storici sono soliti ravvisare una chiara testimonianza degli antichi riti misterici connessi al culto itiphallico, praticato dalle popolazioni pelasgiche. Non lontano dalla porta Maggiore si aprono sulla superficie muraria tre nicchie quadrangolari, disposte in rapida successione che vede al centro la più grande di esse; si ipotizza che esse abbiano potuto accogliere i simulacri delle divinità tutelari, destinati a svolgere una simboliche funzione protettrice accanto all’ingresso principale dell’area santa.
Tuttavia, l’eccezionale significato della porta risiede nelle tre figure falliche scolpite a rilievo sulla fronte della trabeazione, nelle quali gli storici sono soliti ravvisare una chiara testimonianza degli antichi riti misterici connessi al culto itiphallico, praticato dalle popolazioni pelasgiche. Non lontano dalla porta Maggiore si aprono sulla superficie muraria tre nicchie quadrangolari, disposte in rapida successione che vede al centro la più grande di esse; si ipotizza che esse abbiano potuto accogliere i simulacri delle divinità tutelari, destinati a svolgere una simboliche funzione protettrice accanto all’ingresso principale dell’area santa.
Nella seconda metà del II secolo a. C. fu costruito dal censore Lucio Betilieno Varo un monumentale portico d’accesso all’acropoli i cui resti sono ancora visibili lungo il pendio che si sviluppa alla base della porta Minore. Questa ineguagliabile opera di fortificazione impressionò profondamente un visitatore della Vaglia del Gregorovius e, a buon diritto, è stata affissa al paramento murario dell’Acropoli, presso la porta Maggiore, un’iscrizione che ne riferisce l’entusiastico giudizio, secondo il quale l’incredibile semplicissima tecnica costruttiva di questi enormi muraglioni destava in lui maggiore ammirazione dello stesso Colosseo.