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Altri personaggi

Amasio Bonomi - Villa Santo Stefano

Chi era: Arciprete
Nato a:
Villa Santo Stefano il 13 settembre 1874 - Morto il:  22 gennaio 1949

Arciprete di Villa Santo Stefano, qui nacque il 13 settembre 1874. Per oltre un trentennio ha profuso incredibili energie e messo a disposizione della comunità locale tutti i beni in suo possesso, dedicandosi in particolare all'educazione religiosa e sociale dei giovani del paese.
Sotto i suoi insegnamenti, a cavallo dei due conflitti mondiali, sono cresciute ben tre generazioni di santostefanesi, che lo ricordano come un maestro di vita, dotato di grande rigore morale e di attenzione per i bisogni di tutti.

Mise a disposizione dei ragazzi la palestra nella chiesa incompiuta di San Pietro, dove ci si poteva allenare e giocare; allestì una scuola per chiunque avesse intenzione di imparare; arrivò ad organizzare una banda musicale, fornendo gli strumenti musicali ed un maestro di musica che faceva venire appositamente da Frosinone.
Infaticabile organizzatore, allestì delle “truppe di esploratori” formate dai giovani del luogo che spesso conduceva con sé nelle numerosi escursioni in montagna e in pianura: quest'associazione venne soppressa durante il regime fascista perché “concorrente” con l'inquadramento militare di quest'ultimo. Morì a Villa Santo Stefano il 22 gennaio 1949.


Bibliografia:
- Arturo Jorio, “Villa S. Stefano: storia di un paese del basso Lazio attraverso i secoli”, Casamari, 1983.


 

 

Alessandro Narducci - Giuliano di Roma

Chi era: Deputato al primo Parlamento del Regno d'Italia
Nato a:
Giuliano di Roma  il 20 gennaio 1831- Morto a: Roma il 10 settembre 1898.

Nacque a Giuliano di Roma, da Giovan Battista e Maria Terilli, il 20 gennaio 1831. Laureatosi in Giurisprudenza presso l'Università di Roma “La Sapienza” nel 1854, si distinse per gli ideali sull'Unità d'Italia ed il ricongiungimento di Roma al resto del Regno.

Fu amico dei più distinti liberali del tempo e, per le sue generose e patriottiche idee, ebbe vasta popolarità nella nostra regione.
Con Roma divenuta Capitale d'Italia, fu subito circondato da molta considerazione: assunse il seggio di Consigliere provinciale di Roma e fu poi Deputato al primo Parlamento del Regno d'Italia, riconfermatovi per ben quattro legislature.

Ricoprì inoltre diverse ed importanti cariche: Giudice del Tribunale di Commercio; membro del Consiglio Superiore dell'Agricoltura, Industria e Commercio; membro del Collegio Nazareno di Roma e dell'Istituto dei sordomuti; presidente del Collegio-Convitto provinciale di Roma; amministratore del Consorzio Idraulico Bonifica Pontina, nonché socio onorario di varie associazioni culturali.
Morì a Roma il 10 settembre 1898.


Bibliografia:
- Alvaro Pientrantoni, “Cenni storici su Giuliano di Roma”, Tipografia Cappotto, Roma, 1972.
- W. Pocino, “I Ciociari. Dizionario bibliografico”, Roma, 1961.

 

 

 

 

Alberto Lolli Ghetti - Ferentino

Chi era: Ufficiale del regio esercito
Nato a: Ferentino il 4 maggio 1915 - Morto a: Tobruck  il 2 dicembre 1941

Nacque a Ferentino, da Ambrogio e Luisa Sterbini, il 4 maggio 1915. Si iscrisse al Ginnasio nel Collegio “Martino Filetico” della sua città e, in quegli anni di gioventù, cominciò a manifestare l'intenzione di far carriera nell'esercito, seguendo l'esempio di altri suoi congiunti. Punto di riferimento in questo senso fu il padre, di sentimenti repubblicani e socialisti, che educò il giovane Alberto ai doveri verso la Patria ma anche alla difesa dei diritti civili, vilipesi dal fascismo.

Dopo aver conseguito la licenza liceale a Frosinone, nel 1935 si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza all'Università di Padova, ma lasciò gli studi qualche mese dopo per sostenere il concorso nelle Forze Armate. Nel 1936 entrò quindi con il 118° corso nella “Regia Accademia di Artiglieria e del Genio” di Torino, della quale fu allievo “sempre lodato per disciplina e attaccamento ai doveri”. Il 4 novembre del 1938 prestò solenne giuramento di fedeltà al Re e divenne ufficiale effettivo del Regio Esercito, entrando nella Scuola d'Applicazione per la preparazione professionale.

In qualità di Tenente del Genio, partecipò alla Seconda Guerra Mondiale nel XX Reggimento in Africa Settentrionale. L'ordine di prendere parte alle operazioni belliche gli giunse il 13 dicembre 1940, mentre si trovava di stanza a Napoli per un periodo di addestramento. Dopo un breve soggiorno a Tripoli, la sua compagnia, nella quale figuravano altri 26 suoi concittadini, si attestò alla fine di quell'anno nel deserto.
L'azione nella quale fu protagonista avvenne il 21 novembre 1941: un reparto della 1ª Compagnia Genio Artieri d'Arresto fu inviata, alle prime luci dell'alba, oltre le linee verso Tobruk con il compito di sminare l'area; mentre il lavoro procedeva speditamente, gli avversari attaccarono i soldati italiani e tedeschi. Alberto Lolli Ghetti organizzò quindi la difesa e, dopo quattro ore di accerchiamento, riuscì ad aprire un varco, liberando il reparto dalla morsa nemica.

A quel punto, si accorse che la batteria tedesca rischiava di capitolare, perciò tornò indietro per prestare il suo aiuto: riuscì anche in questa difficile operazione, ma mentre stava coordinando il rientro dei suoi uomini al campo base, un proiettile di carro armato lo colpì, troncandogli quasi del tutto la gamba sinistra. Nonostante la tremenda ferita, continuò a combattere fino a che tutti i suoi commilitoni non raggiunsero le linee amiche. Trasportato da un mezzo tedesco al 96° ospedale da campo, subì l'amputazione dell'arto ma rifiutò l'anestesia per lasciare il cloroformio ad altri soldati feriti. Tra il 24 ed il 25 novembre 1941 venne trasferito all'ospedale della divisione e successivamente all'ospedale da campo 893 di Derna, ma la profondità della ferita era tale che morì il 2 dicembre di quello stesso anno.

È stato decorato di medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Dotato di alto spirito di sacrificio, al comando di un plotone artieri minatori si distinse in ardimento e capacità nell'esecuzione, sotto continuo fuoco avversario, di lavori di approccio per l'attacco di munitissima piazzaforte avversaria. Attaccato di sorpresa da forze corazzate, mentre è intento al lavoro oltre le linee, raccoglie i propri uomini e contrattacca a colpi di bombe a mano. Successivamente, accortosi che una batteria di artiglieria sta per cadere in mano dell'avversario, con felice iniziativa e generoso cameratismo, accorre al suo plotone a compiere il lavoro di disancoraggio; egli stesso impugna un attrezzo, geniere tra i genieri, animando il febbrile lavoro, e salva la batteria. Prodiga quindi ogni sua energia per disimpegnare il plotone da critica situazione e, mentre sta per raggiungere l'intento, viene colpito da proiettile di carro armato, che gli stronca una gamba. Incurante delle sue gravi condizioni, rincuora i genieri feriti e dà disposizioni per il ripiegamento. All'ospedale da campo subisce una stoica amputazione della gamba e, subito dopo la grave operazione, si preoccupa di scrivere al capitano comandante la compagnia per fornirgli notizie dei genieri feriti e chiedere quella della compagnia. Morente, pronuncia superbe parole di soddisfazione per il dovere adempiuto e sublimi espressioni di devozione alla Patria. Fulgido esempio di salde virtù militari”.

Alla sua figura la città di Ferentino ha intitolato l'Istituto di Istruzione Superiore che si trova alle porte del centro storico.


Bibliografia
- A. Lolli Ghetti, “Mio figlio Alberto”, Roma, 1953.
- R. Galdieri, “La medaglia d'oro Alberto Lolli Ghetti”, Roma, 1953.

 

 

 

Alessandro Angelini - Ferentino

Chi era: Patriota e Deputato all'Assemblea Costituente romana nel 1849
Nato a:
Ferentino

Nato a Ferentino, era laureato in Medicina nell'Università di Roma “La Sapienza”. Fu stimato professionista, patriota fervente e Deputato all'Assemblea Costituente romana nel 1849. Nel febbraio di quell'anno, la stessa Assemblea proclama il potere temporale del Papa decaduto, istituendo al contempo la Repubblica Romana.

Ai lavori della Costituente, che avrebbe presentato il progetto di costituzione repubblicana il 17 aprile del 1849, l'Angelini partecipò insieme ad altri esponenti ciociari quali Domenico Diamanti, Luigi Marcocci e Filippo Turiziani, che erano avvocati di Frosinone, Luigi Salvatori, giornalista di Frosinone, Sisto Vinciguerra, avvocato di Alatri, e  Ambrogio Leggeri di Anagni.

Bibliografia:
- W. Pocino, “I Ciociari. Dizionario bibliografico”, Roma, 1961.
- Biancamaria Valeri, “Risorgimento e resistenza: aspetti di storia ottocentesca e contemporanea nel frusinate / atti del convegno, 6 febbraio 1994”, Casamari, 1994.

 

 

 

Alberto La Rocca - Sora

Chi era:
Nato a: Sora il 30 gennaio 1924 - Morto a: Fiesole  12 agosto del 1944

Nacque a Sora, da Vincenzo e Filomena Cirelli, il 30 gennaio 1924. E' stato un carabiniere, decorato con la medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria per aver sacrificato la propria vita salvando quella di dieci ostaggi civili. Nel marzo del 1943 si arruolò nell'Arma dei Carabinieri con la ferma di 3 anni e il 15 giugno dello stesso anno fu destinato alla stazione di Fiesole, nella Legione di Firenze.
Dopo l'8 settembre si unì alla lotta partigiana insieme ai suoi colleghi della stazione e l'11 agosto 1944, fattasi difficile la sua posizione, passò in clandestinità insieme con due suoi commilitoni, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, andando a rinforzare le guarnigioni partigiane.
Il giorno seguente, per stanarli dai loro nascondigli, i tedeschi fecero circolare la notizia di essere pronti a fucilare dieci ostaggi civili. A quel punto, La Rocca e gli atri due colleghi si consegnarono subito alle forze tedesche, salvando la vita alle persone innocenti. La Rocca fu fucilato insieme a Marandola e Sbarretti quello stesso giorno, il 12 agosto del 1944, e sono ricordati come i tre martiri di Fiesole.

Questa la motivazione per il conferimento della medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria:
“Durante la dominazione fascista, teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria, prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione e partecipando con grave rischio personale, all'attività del fronte clandestino. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi, nel caso egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la subiva perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone di esecuzione tedesco e, al grido di “Viva l'Italia”, pagava con la sua vita il sublime atto di altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili – Fiesole, 12 agosto 1944”.


Bibliografia:
- AA. VV., “Ricordando Alberto la Rocca”, 2004.
- Gino Dell'Unto, “Alberto La Rocca, medaglia d'oro al V. M.: morire a vent'anni per la patria”, Sora, 1983.


 

 

 

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