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Alla sommità del colle sulle cui pendici è arroccato l’abitato di Ausonia, sorge la Collegiata di S. Michele Arcangelo, il monumento più antico della città. L’edificio cristiano sorse su di un preesistente tempio dedicato ad Ercole, secondo una tradizione basata sulle are e i cippi presenti nella chiesa e la sua origine è da legarsi alla venerazione per il culto di S. Michele, che si diffuse in tutta l’Italia meridionale a partire dal VII secolo, introdotto dai Longobardi convertitisi al cristianesimo. La chiesa, presenta una facciata di stile romanico a tre porte e tre navate con otto altari (il maggiore dedicato a S. Michele) e una cripta con altare sottostante quello maggiore, detta di S. Filippo, compongono l’edificio anche una sacrestia e un campanile al quale si accede attraverso una scaletta ricavata nelle stesse mura dell’edificio e, l’ attigua casa canonica. La chiesa, più volte ristrutturata, attualmente presenta una facciata dalle pietre ben squadrate e perfettamente concatenate disposte in file orizzontali regolari; il coronamento soprastante e la torre campanaria sono sicuramente frutto di rimaneggiamenti.

I tre portali, incorniciati da archi a sesto acuto, sono di stile gotico: quelli laterali hanno un architrave sostenuto da mensole di pregevole fattura, mentre il centrale reca una leggera strombatura, ornata da colonnine con capitelli foliati. Nelle lunette affreschi con l’effigi del Cristo, di S. Michele e della Vergine. L’abside della chiesa occupa il perimetro della mura, e reca all’esterno, un balconcino destinato forse a ospitare una statua. L’interno della chiesa si presenta spazioso ed imponente a tre navate divise da pilastri e dotata, nel Cinquecento, di grandi cappelle laterali. All’ingresso della chiesa, due aree funerarie, riportate alla luce con il restauro del 1993, di notevole pregio artistico, sono collocate presso la prima coppia di pilastri e ancora oggi sono usate come acquasantiere. Questo ambiente presenta una volta a botte ricostruita in questo secolo sotto la preesistente copertura a capriate. Il grande altare baroccheggiante porta la data del 1906, esisteva anche un coro ligneo, firmato da mastro Altieri, morto nel 1602, di cui non è rimasta alcuna traccia. Ai lati del presbiterio due rampe di scale conducono alla cripta, oggi riutilizzata ed usata a lungo come ossario. Degna di attenzione, infine, la prima cappella della navata sinistra, occupata da un cippo romano, sistemato su mensole. Il cippo fu destinato a usi diversi: in un primo momento esso fu una stele funeraria dedicata, secondo l’iscrizione, agli dei Mani, da parte di Caio Vennio Firmo, in onore di Marco Poblicio Primitivo, liberto di Marco, sua alunno e commilitone, che visse 24 anni, un mese e 23 giorni; scavata, sbozzata ai lati, dotata di una riquadratura a doppia cornice essa fu poi adibita a sarcofago; nell’alto medioevo, infine, il piccolo monumento funebre fu usato come fonte battesimale nella chiesa. I reperti in S. Michele, tutti di epoca imperiale, sono la testimonianza dell’uso molteplice, con cui, nel Medioevo, si adoperava l’antico materiale marmorario romano. Nel XV secolo è annesso alla chiesa un “Hospitale” del quale non si hanno notizie certe, ma sicuramente doveva sorgere alla sua destra, dove oggi sorge il piccolo giardino. Invece, alla sinistra della chiesa, si trova il castello le cui fondamenta sono qualche metro più in basso di quelle della chiesa a significare la supremazia del potere religioso su quello civile. Il castello, nella sua lunga storia, data anche la sua posizione strategica, è stato più volte ristrutturato, ingrandito e fortificato almeno fino al XVI secolo. Nel corso dei secoli, decaduto sempre più dalle sue funzioni militari, nel 1842, il castello viene adibito a cimitero e dotato di cappella mortuaria.

 

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