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Sorpresa e meraviglia negli occhi di chi scopre che basta percorrere solo una ventina di chilometri da casa propria, per ritrovarsi immersi in quel paradiso naturale che è l’area del lago di Isoletta d’Arce e San Giovanni Incarico, e vivere preziose ore a contatto con alberi, piante, disparate specie di uccelli, pesci, nutrie e altre varietà di vita vegetale e animale che troppo spesso ci si accontenta di guardare solo nei documentari televisivi.

Lo scrigno di tesori della Riserva naturale incastonata tra il massiccio del monte Cayro a nord, e le catene dei monti Ausoni e monti Aurunci a sud, custodisce anche i segreti dell’antica città di Fregellae fondata dai Romani nel 328 a.C. sulla riva sinistra del fiume Liri, e poi rasa al suolo nel 125 per rinascere, ad opera dei sopravvissuti, nel vico di Fabrateria Nova i cui resti sono visibili nei pressi del lago.

Scavi archeologici effettuati nell’area di Fregellae, oggi fruibili dai visitatori, hanno portato alla luce i resti degli edifici dell’epoca e numerosi reperti, molti dei quali esposti anche nel museo civico di Ceprano; nei dintorni del bacino lacustre invece, gli scavi di Fabrateria Nova proseguono durante le campagne estive, restituendo alla collettività opere architettoniche a testimonianza delle antiche civiltà che hanno abitato questo lembo di terra: ultimi ritrovamenti in ordine di tempo, i resti del criptoportico (una struttura per l’immagazzinamento delle derrate scaricate dalle navi in transito sulle acque del fiume Liri) e i basamenti di tre templi che insieme componevano un santuario; mentre attende di ricevere le cure degli archeologi la struttura a fior di terra dalla chiara forma ellittica caratteristica degli anfiteatri.

Un genuino mix di storia e natura: questo è il patrimonio della “Riserva naturale delle antiche città di Fregellae e Fabrateria Nova e del lago di San Giovanni Incarico”, che si offre impareggiabile al visitatore attento e capace di apprezzarne il valore e preservarne l’integrità. Lo sanno bene naturalisti e amanti del birdwatching che nella riserva hanno la possibilità di osservare da vicino il planare dei cormorani sull’acqua del lago o la rapida picchiata del falco pescatore certo del suo imminente pasto a base di pesce; con un po’ di fortuna si può cogliere il volo del martin pescatore che pochi attimi concede per godere la vista del suo colore turchese-smeraldo; e la spettacolare apertura alare degli aironi cenerini che popolano la riserva… ci fanno pensare ai deltaplani, azzardata imitazione delle loro ali, a testimonianza che l’uomo ha bisogno della natura, sua insostituibile e vitale musa ispiratrice.

Potremmo ancora scrivere pagine e capitoli sulla vita animale e vegetale che fa della Riserva un luogo unico nel comprensorio, ma nessuna frase o parola potrà trasmettere il senso di libertà che si prova guardando il volo candido dei gabbiani..

 

 

 

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