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Figli Illustri

Bonifacio VIII (Benedetto Caietani)

Bonifacio VIII

Chi era: Papa Bonifacio VIII (1294 - 1303)
Nato a: Anagni nel 1235 (anche se alcune fonti anticipano la nascita al 1220)

Fu uno dei papi più energici nella lotta per l’affermazione del primato della Chiesa sul potere temporale dei re e imperatori. Con lui finisce la teocrazia.

Nasce da una famiglia di piccola nobiltà di campagna, Roffredo, figlio di Mattia è il padre e Emilia figlia di Pietro di Guardino, sorella di Alessandro IV, la madre. Fece i suoi primi studi in Anagni e quindi a Velletri presso uno zio francescano in seguito a Parigi. Pur non essendo noto dove e come egli abbia espletato i suoi studi, è certo che fu un insigne giurista e che presto dimostrò la vastità della sua cultura e le sue grandi doti di ingegno e di cuore. Per quanto riguarda la sua vita privata possiamo accennare ad alcuni documenti conservati nell’archivio comunale di Pistoia, in cui sono riportate alcune spese fatte per la dimora papale ad Anagni, tra le quali quelle “per portar l’acqua di Antichole”, cioè l’acqua di Fiuggi, che il Papa beveva contro il “mal della pietra” (calcolosi) di cui soffriva.

Per questo stesso problema si affidò anche alle cure del famoso Arnaldo di Villanova, medico, filosofo, teologo, alchimista spagnolo, precedentemente medico alla corte di Pietro III d’Aragona.

Fin da giovane fu canonico di Parigi, Lione, Roma, Todi e Anagni; accompagnò come segretario il Cardinale Ottobono Fiaschi nella sua legazione in Inghilterra; seguì poi il Cardinale Simone di Bric in Francia; andò in Germania al seguito del Cardinale d’Acquasparta nella legazione presso Rodolfo di Germania.

Martino IV lo nominò Cardinale Diacono di S. Nicola in Carcere e lo autorizzò a ritenere le numerose prebende di cui era investito.

Da Cardinale continuò a servire la Santa Sede in delicate missioni come Legato in Francia; fu uno dei Cardinali che Nicolò IV incaricò di dirimere una controversia di diritto ecclesiastico sorta tra il Re del Portogallo e varie chiese del Regno. Nel 1288 con il Cardinale Matteo Rosso Orsini si adoperò per pacificare Perugia e Foligno.

Nel 1290 fu nuovamente in Francia quale legato presso Filippo il Bello col quale ebbe il primo urto per le pretese del Re sulla questione delle decime e dei diritti giurisdizionali. Nel 1292 in Orvieto venne ordinato Sacerdote e dalla Diacona di S. Nicola in Carcere fu trasferito al titolo presbiteriale dei SS. Silvestro e Martino ai Monti. Fu eletto papa col nome di Bonifacio VIII, il giorno della vigilia di Natale del 1294 dal Conclave radunatosi nel Castelnuovo di Napoli, in base alla costituzione di Gregorio X sull’elezione pontificia, dieci giorni dopo il “gran rifiuto” di Celestino V. Alla sontuosa e solenne cerimonia di incoronazione, che ebbe luogo il 23 gennaio del 1295 in San Pietro a Roma, erano presenti tutti i nobili romani e re Carlo II con suo figlio Carlo Martello. Su quest’elezione, in ogni modo, aleggiava l’ombra del sospetto che Celestino V fosse stato costretto ad emettere la bolla della propria abdicazione.

Come noto, Celestino V, fu imprigionato nella rocca di Fumone, nei pressi di Ferentino, poiché si ritenne che sarebbe stato meglio che egli non circolasse liberamente. Morì il 19 maggio 1296. Il primo atto politico di Bonifacio VIII avvenne il 24 giugno 1295, durante il Pontificale celebrato nel duomo di Anagni, egli annunziò la pace convenuta tra Carlo II d’Angiò e Giacomo d’Aragona. I Siciliani però non gradirono l’accordo e proclamarono Re di Sicilia Federico d’Aragona fratello minore di Giacomo. In questo tempo il Papa concesse alla Cattedrale benefici spirituali e materiali tra i quali il dono di tre campane adorne dell’insegna di Casa Caetani. Nell’ottobre del 1259 Bonifacio VIII tornò a Roma ed elevò alla porpora quattro anagnini: Giacomo Tommasi, Francesco Caetani, Giacomo Caetani Stefaneschi e il Francescano Beato Andrea Conti che per la sua grande umiltà non volle accettare. Nel 1296 il papa emise la bolla “Clericos laicos”, con la quale egli minacciava di scomunicare i laici che avessero imposto tasse agli ecclesiastici, senza il consenso della chiesa di Roma, diffidando gli stessi ecclesiastici a versare tali oboli.

In Francia, il re Filippo il Bello emanò due editti contrari; comincia così il grave dissidio tra re e papa che culminerà nell’oltraggio di Anagni. Il sorgere e l’affermarsi della potenza di questa nuova famiglia, non era visto di buon occhio dai baroni romani né da quelli della Marittima e Campagna, specie i Colonna e la famiglia Conti furono ostili ai Caietani. Il 22 febbraio 1300, indisse il Primo Giubileo della storia della cristianità, con la bolla “Antiquorum habet fidem” concedeva l’indulgenza plenaria a chi nell’anno in corso e in ogni futuro centesimo anno, avesse visitato le basiliche di San Pietro e di San Paolo in Roma, per onorare il sepolcro degli apostoli e lucrare indulgenze straordinarie. Di grande importanza è pure la bolla con la quale istituì lo Studium Urbis, il glorioso istituto che oggi è l’Università degli Studi di Roma. Nel 1300 chiamò ad Anagni Carlo di Valois per nominarlo re dei romani e senatore di Roma, ma il principe francese tradì le speranze che Bonifacio VIII aveva riposto in lui, inasprendo il dissidio tra il Papa e Filippo il Bello che imprigionò il Legato papale, bruciò pubblicamente la bolla “Ausculta fili” con la quale Bonifacio VIII lo richiamava e ammoniva; impedì che vescovi e preti si recassero al concilio indetto a Roma. Il 18 novembre 1302, Bonifacio scaglia la celebre bolla di condanna “Unam Sanctam”, forse insieme al Giubileo il documento più noto del papa anagnino. Questa bolla costituisce il punto culminante di tutta la teocrazia papale, cioè quel potere che i papi esercitano talora su re e sui principi cristiani, richiamandoli all’osservanza delle leggi evangeliche ed ecclesiastiche per mezzo delle pene della scomunica e dell’interdetto. Filippo il Bello, sordo ai richiami del Papa, accecato dall’ira inviò in Italia il generale Nogaret che unitosi alle soldatesche di Sciarra Colonna e di altre famiglie baronali tra le quali i Conti, stabilirono di far prigioniero il Papa.

Mercè il tradimento di Adinolfo Conti attraverso la porta di S. Nicola tenuta aperta entrarono in Anagni, bruciarono la porta principale della Cattedrale, misero a sacco il tesoro, assalirono la dimora del Papa. Nella mischia Pietro Caetani si arrese e fu fatto prigioniero; Bonifacio VIII rimase solo con il Cardinale Nicolò Boccasini Vescovo di Ostia e Velletri; Sciarra Colonna irruppe ove si trovava il Papa assiso in trono, rivestito degli abiti pontificali, e gli ingiunse di rinunciare al papato e il Pontefice rispose che avrebbe anche affrontato il martirio ma non avrebbe mai tradito il suo dovere. Qui si consumò quello che si chiama “lo schiaffo di Anagni”. Fu un momento di eccezionale portata storica, in quanto né prima né dopo nella storia della cristianità, vi fu un affronto così grande nei confronti di un pontefice. Lo stesso Dante considerò l’offesa come rivolta a Cristo stesso (Purgatorio, XX, 86-90): “veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ‘l fele”. Ma dopo due giorni il popolo anagnino insorse contro i congiurati, li scacciò dalla città , liberò Bonifacio VIII e lo portò in trionfo nella piazza maggiore. Poi scortato dai cavalieri degli Orsini si avviò verso Roma ove dopo tante sofferenze morì il 12 ottobre 1303. Le sue spoglie vengono sepolte in San Pietro, nella cappella Caetani, costruita dietro sua commissione da Arnolfo di Cambio.

 

 

 

San Tommaso d’Aquino

San Tommaso d'Aquino

Chi era: filosofo-teologo, Dottore della Chiesa, patrono della scuola.
Nato a: Roccasecca, forse nel 1224 nel castello paterno da Landolfo d’Aquino, signore di Roccasecca, e da Teodora Caracciolo, nobile napoletana. Discendente da una famiglia di cavalieri, nelle sue vene si mescolava il sangue di antenati longobardi e normanni, residenti da tempo nella regione assoluta della Terra di Lavoro.

Nel 1230 fu condotto a Montecassino per essere oblato benedettino; nel 1239-44 a Napoli, studia alla facoltà delle arti (discipline grammaticali, filosofiche e scientifiche); 1244 entra come novizio nell’Ordine dei frati Predicatori (domenicani); 1245-48 studente di teologia a Parigi, sotto la guida del dottore domenicano Alberto Magno; 1248-52 segue Alberto Magno a Colonia, dove completa gli studi curricolari ed inizia la collaborazione accademica con il maestro; 1252-56 viene richiamato alla facoltà di teologia di Parigi, come baccelliere incaricato di tenere corsi sulle Sentenze di Pier Lombardo, il manuale sistematico di teologia adottato nei corsi istituzionali.

l commento di Tommaso viene pubblicato nel 1256; 1257-59 Tommaso insegna teologia a Parigi in qualità di maestro ufficiale o reggente. Redige la raccolta delle questioni disputate De veritate; 1259-65 soggiorna in Italia, dove attende agli studi (stesura della Somma contro i Gentili) e insegna ai frati del convento domenicano di Orvieto (1261-1265); 1265-68 maestro reggente nello studio teologico dei domenicani a Roma, probabilmente a Santa Sabina, inizia la stesura della Somma teologica (parte prima), e redige le questioni disputate De potentia; 1269-72 secondo periodo di insegnamento della teologia all’Università di Parigi.

Scrive la seconda parte della Somma teologica e redige il commento alle principali opere di Aristotele; 1272-73 inizia l’insegnamento della teologia, come maestro reggente, nel nuovo studio aperto presso l’università di Napoli. Completa la Somma teologica; 1274 nel febbraio parte alla volta di Lione, essendo stato nominato teologo della commissione preparatoria del secondo concilio ecumenico di Lione: dopo pochi giorni di viaggio le già precarie condizioni di salute si aggravano; il 7 marzo Tommaso muore ospite dell’abbazia benedettina di Fossanova (le sue spoglie oggi riposano a Tolosa in Francia); il 18 luglio del 1323 Tommaso fu canonizzato da Giovanni XXII ad Avignone, dichiarato Dottore della Chiesa da Pio V nel 1567 ed elevato a patrono di tutte le scuole da Leone XIII nel 1882.

IL PENSIERO: Tommaso, grande nella dottrina, fu grandissimo anche nelle doti morali. Rifiutò sempre gli onori che volevano tributargli e la sua vita fu dedicata interamente a Dio e alla Scienza: rimase sempre il modesto e semplice frate pieno di bontà e cordialità per tutti. Pensatore straordinario e razionale ricercò le verità naturali e soprannaturali. Conoscitore profondo di Aristotele, elaborò la sintesi di Aristotele e Agostino dando così vita all’Aristotelismo cristiano. In tutte le sue opere trattò i problemi della conoscenza, della psicologia, della politica, della metafisica, dell’etica. L’etica di Tommaso fu certamente la più importante del Medioevo: è una fusione di concetti aristotelici, stoici, neoplatonici con la morale della Bibbia e di S. Agostino: la morale è il motus rationalis creaturae ad Deum .

 

 

Caio Mario

Caio Mario


Chi era
: Condottiero, riformatore dell’esercito romano e 7 volte Console di Roma (nessun altro prima di lui, nella storia gloriosa di Roma, era stato tante volte innalzato alla suprema carica della Repubblica)
Nato aArpino nel 156 a.C. da un’oscura famiglia dell’agro arpinate, la gens Maria, non povera, se apparteneva all’ordine equestre

Appellativo:

- Terzo fondatore di Roma (perché aveva liberato la Città eterna da un pericolo non minore di quello gallico con il trionfo sui Teutoni ad Acquae Sextiae e più tardi sui Cimbri a Vercelli);

- Padre della Patria (appellativo dato da Cicerone che era orgoglioso di essere concittadino e congiunto del vincitore dei Cimbri e in tutti i discorsi ne rilevava le grandi qualità militari)

 

Carriera Militare: il suo coraggio e le sue doti militari lo imposero all’attenzione di Scipione l’Emiliano durante il suo servizio in Spagna, che lo indicò suo degno successore. Con l’aiuto della gens Metella divenne tribuno della plebe e durante questa carica rivelò le sue simpatie per la causa popolare. Fu chiamato da Cecilio Metello quale legato al suo campo in Africa nella guerra giugurtina. I suoi successi militari gli aprirono la via alla massima carica: il consolato e, di conseguenza, al comando dell’esercito in Numidia. Per cinque volte consecutive Mario fu rieletto Console (104-100 a.C.) perchè Roma volle affidare al suo miglior capitano la difesa della patria contro i Teutoni e i Cimbri che ne minacciavano le frontiere. Con l’esercito da lui riformato tatticamente e socialmente, sotto l’insegna dell’Aquila, che volle simbolo delle legioni romane, i Germani furono definitivamente sconfitti ad Acquae Sextiae e ai Campi Raudii. La benevolenza e la simpatia acquistata fra le masse gli fece guadagnare il sesto consolato durante il quale, però, si attirò le antipatie di moltissimi per essersi associato con Saturnino che si macchiò di molti delitti.

Carriera Politica: quale uomo politico, Mario, non ebbe la stessa fortuna. Appoggiò il programma popolare, fu l’idolo della plebe ma, venuto a contrasto con l’aristocratico Lucio Silla, sostenne una sanguinosa lotta civile con varie vicende che lo portarono all’esilio in Africa. Richiamato, fu console per la settima volta come avevano presagito ripetuti vaticini, di cui ci racconta Plutarco.

Pochi giorni dopo il conferimento del consolato Mario, colpito da febbre, morì. Era l’86 a.C.

 

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