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Frosinone, il marchio IGP per esaltare sui mercati il valore dell’olio extravergine di oliva locale

Sono 87 i comuni ciociari dove sarà possibile, dopo il riconoscimento della Igp Roma, produrre olio extravergine di oliva certificato, con il valore aggiunto della indicazione geografica protetta. Il dato è emerso durante la presentazione degli scenari che si apriranno a seguito della approvazione della Igp promossa dalla Coldiretti, ed elaborata dalla Op Latium, organizzazione dei produttori olivicoli, per valorizzare sui mercati il prodotto laziale. Ad introdurre i lavori, il presidente della Camera di Commercio di Frosinone, Marcello Pigliacelli e il presidente provinciale Coldiretti, Vinicio Savone.

Ad illustrare invece il percorso, la tempistica e i vantaggi del marchio Igp sono stati Massimiliano Di Carlo, presidente del comitato promotore e Arnaldo Peroni, uno dei tecnici dello staff che ha elaborato il dossier depositato presso il Mipaaf e che ora sarà inviato alla Commissione Europea. “Il primo risultato importante lo abbiamo già ottenuto nel momento in cui i produttori laziali, ciociari compresi, hanno condiviso la scelta di identificare il nostro olio col nome della Capitale. Una scelta intelligente e strategica – ha spiegato Aldo Mattia, direttore Coldiretti Lazio – che ci ha permesso di superare gli steccati di un campanilismo che in altri tempi avrebbe compromesso la riuscita del progetto”.

Il nome Roma su internet – ha ricordato infatti il presidente Coldiretti Lazio, David Granieri – è uno dei più cliccati al mondo, subito dopo Coca Cola e Ferrari. La Capitale vale sulla rete oltre 600 milioni di contatti, è il brand che ci consentirà di differenziarci sui mercati e di vendere l’extravergine di qualità che produciamo in Ciociaria e nel Lazio a un prezzo adeguato che, oltre alla copertura dei costi di produzione, garantisca anche più consistenti margini di reddito alle aziende olivicole, generando ricchezza diffusa sul territorio”.

La provincia di Frosinone produce un olio in grado di rivaleggiare alla pari con i più blasonati concorrenti toscani, pugliesi o anche siciliani. Il limite storico, tuttavia, sta nella esasperata frammentazione del tessuto produttivo, composto da piccole aziende, spesso a conduzione familiare. “È auspicabile che anche in Ciociaria prevalga lo spirito cooperativistico, favorendo – ha concluso Granieri – la nascita di un consorzio di produttori per fare massa critica, esaltare la distintività del prodotto locale per poterlo vendere al prezzo che sia all’altezza del suo valore”.

A concludere i lavori del tavolo è stato l’assessore regionale all’agricoltura, Carlo Hausmann, che ha esortato gli olivicoltori ad entrare, non appena sarà approvata la Igp Roma, nel circuito della produzione certificata, rilevando come “il mercato del consumo interno, ma soprattutto quelli esteri hanno fame di olio extravergine di qualità certificata”. L’assessore ha aggiunto che, per favorire il rilancio dell’olivicoltura ciociara e laziale, saranno rese operative tutte le misure del Piano di sviluppo rurale (Psr) che prevedono incentivi e sostegni finanziari ai produttori che si impegneranno nel recupero delle migliaia di ettari di uliveti oggi abbandonati e dunque usciti fuori dal circuito produttivo. “Basta appena un anno di cure e di lavoro perché migliaia di piante disseminate dal nord al sud della regione – ha concludo Hausmann – tornino a produrre e contribuire all’aumento dei volumi quantitativi di olio extravergine di oliva laziale”.   

 


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