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Un’antichissima chiesetta dedicata alla Madonna della Pace, sorgeva al centro della piazzetta omonima, sul luogo dove ora si erge il monumento con la statua della Vergine Immacolata. Incastonata nel muro di cinta si può notare la mansa del vecchio altare con scolpita questa scritt in latino, che ne ricorda le origini: “Virginia a pace haec olim fuit ara sacellum”.
Il gesuita Francesco Marchetti, demolita la vecchia chiesa, ormai cadente, nel 1890 costruì la presente, più in basso, sul suolo di proprietà del fratello Macario, con la collaborazione dell’architetto Bernardo Lunario che ne divenne anche il patrono dotandola di artistici affreschi e di preziosi arredi sacri. La chiesa è costruita con blocchi di peperino, scavato e lavorato sul posto da artigiani patricani. Misura all’interno m.11,30x6. Nel retro, sul suolo di proprietà della Chiesa, distanziata di qualche metro, si erge una colonna che fungeva da campanile dotato di due campane, ora staccate e riposte all’interno della chiesa, per evitare che i bambini se ne servano per i loro giochi.
Nell’interno, cinque grandi affreschi del pittore Salvatore Nobili, ne decorano le pareti. Quello centrale, dietro l’altare, misura m.6x3,50 e raffigura la Vergine in trono con il Bambino benedicente e ai lati i Santi Martino, Lucia e Apollonia accanto a due piante di palma. Sulle pareti laterali, quattro affreschi di m.4,50x1,70 raffigurano l’Annunzio dell’Angelo a Maria SS., La Visita della Madonna a S.Elisabetta, La Nascita di Gesù con l’Adorazione dei Pastori, La Fuga in Egitto. Sono figure stupende che sembrano staccarsi dalla parete e voler parlare. Tutti i personaggi raffigurati furono presi dal pittore Nobili tra la gente del posto. Di alcuni si conoscono i nomi, di altri, purtroppo, se ne è perduta la memoria. Sotto questi affreschi vi sono sei rosoni del diametro di m.1 raffiguranti le scene della Caduta del primo Uomo e del suo Castigo. Nel primo rosone vi è raffigurato l’Albero della Vita con Eva che offre ad Adamo il frutto proibito; nel secondo, un fulmine che spezza l’Albero; nel terzo, l’Albero abbattuto con il serpente arrotolato intorno al tronco secco; nel quarto, la Stella Cometa che rischiara le tenebre del mondo; nel quinto, due colombe che si liberano nel cielo con due ramoscelli di olivo, segno di pace; nel sesto, il giglio con l’arcobaleno. Questi sei rosoni sono stati affrescati dall’arciprete Don Mario Maura nell’ottobre del 1977.

Una tela di pregevole fattura di metri 1,40x1,00 in cui è raffigurata la Madonna con iol Bambino, con la scritta “Funda nos in pace” (confermaci nella pace), appartenente alla vecchia chiesa demolita e da lungo tempo conservata in San Pietro, ora è esposta alla venerazione dei fedeli sull’altare della nuova cappellina (ex sacrestia) di San Pietro.
Nell’interno della chiesa della Madonna della Pace, sul portone centrale vi è questa grande scritta in latino:

“Aeden Virgini a pace sacram
prope veterem situ vetustateque labentem
Franceiscus Marchettius e soc. Iesu
aere Macarii fra tris a fund. Erigendam cur. A. MDCCCXC
concivibus optimis benemerentibus
et Bernardo Lunario architecto ac patrono
patricani
grati animi caussa”

(Casa (chiesa) dedicata alla Vergine della Pace
vicino al luogo, dove sorgeva una (chiesa) cadente per l’antichità
Francesco Marchetti, della Compagnia di Gesù (gesuita)
sul terreno del fratello Macario, ne curò la ricostruzione dalle fondamenta.
L’anno 1980, con le offerte degli ottimi e benemeriti
concittadini e con il concorso e
patronato dell’arch. Bernardo Lunario.
Ai patricani, con animo riconoscente)

Per un certo periodo di tempo, la chiesa fu affidata alle cure dei Fratelli di San Giacinto che vi tenevano le loro adunanze e preghiere e la dotarono di n.20 banchi. E’ situata nell’ambito della parrocchia di San Pietro Ap,. all’inizio della salita per il Monte Cacume, sul quale si erge la monumentale Croce in ferro. La chiesa è stata sempre officiata dagli arcipreti tutti i mesi di maggio, per alcune ricorrenze dell’anno e, spesso, per Prime Comunioni e Matrimoni. Nel 1983, un forte vento sollevò strappandola la lastra di piombo che copre il presbiterio e frantumò tutti i vetri dei finestroni. Occorsero lit. 550.000 per le riparazioni, che furono fatte tutte a spese del Rev. Arciprete Don Mario Maura. Due efficienti parafulmini, collocati sul tetto, la proteggono da eventuali scariche elettriche. Dopo la demolizione della vecchia cadente chiesa, sul posto fu eretto un monumento di peperino locale alto m.5 e con la base quadrata, circondato da inferriata.
Durante l’Anno Mariano del 1955, in cima alla colonna, dove prima vi era una palla di pietra con il monogramma in ferro “AVE MARIA” poi abbattuta da un fulmine, fu collocata la statua della Madonna Immacolata ed inaugurata con il concorso di tutta la popolazione. Il danaro occorso per l’acquisto della statua della Madonna fatta scolpire a Carrara in marmo bianco, lit. 60.000, fu ricavato dalla vendita dei monili d’oro offerti dal popolo durante la “Peregrinatio Mariae” per le case del paese e con altre offerte in denaro. Il suddetto monumento, misura alla base metri 9,50. Tre lapidi di marmo portano queste scritte:

Virginia heic olim fuit aedes nuper collapsas
Coepit pulcrior arte locum

(in questo luogo, una volta, sorgeva una chiesa dedicata alla Vergine. Da poco tempo demolita, ne prese il posto un’altra artisticamente più bella).
Più sotto, a ricordo dell’Anno Mariano:
A.D. 1954
L’arciprete e il popolo patricano
A perenne ricordo

Nel retro la data:
A.MDCCCXCIII

 

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