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Anagni, Cattedrale di Santa Maria e la Cripta
La storia e la gloria di Anagni risiedono nel periodo medioevale quando, per oltre tre secoli, divenuta meta frequente dei Papi che vi soggiornarono anche per lunghi periodi, fu teatro dei più importanti avvenimenti dell’epoca. Recandosi direttamente all’antica acropoli, si giunge alla Cattedrale dell’XI secolo, la cui complessa planimetria ne fa uno dei più interessanti monumenti dell’arte romanica. La stupenda costruzione romanica fu costruita tra il 1072 ed il 1104 dal vescovo Pietro dei Principi Longobardi di Salerno, sui resti di una preesistente chiesa paleocristiana dedicata alla Madonna, nel punto in cui anticamente era situato il tempio della dea Cerere.
Pietro, personaggio di vasta cultura, già cappellano di Ildebrando di Soana (poi Gregorio VII), venne nominato vescovo di Anagni nell’anno 1062 da papa Alessandro II, grazie alla sua esperienza di medico riuscì a guarire l’imperatore Michele VII e, con i denari da lui ricevuti, iniziò la superba edificazione. L’angolo più suggestivo dell’intero complesso è sicuramente il lato nord-ovest, il fianco sinistro, con l’aggetto imponente del battistero e delle tre absidi semicircolari di scuola lombarda che ne movimentano il retro.
Sulla facciata sud-ovest della Cattedrale si trovano la Cappella Caetani e la maestosa statua di Bonifacio VIII, raffigurato seduto su un trono, inserito in una sorta di baldacchino sormontato da una conchiglia, sopra la Loggia delle Benedizioni. Ma è sul lato sud-est, che si apre la facciata principale, che nella sua severa ed essenziale fattura ricalca a pieno il linguaggio romanico: su un muro completamente liscio, interrotto qua e là da materiale di recupero, si aprono tre portali di cui il centrale, detto Porta Matrona, è sormontato da un fascione con elementi derivati dall’arte classica con influenze bizantine.
Stranamente, reca sulla destra del portale maggiore le teste di un lupo e di un bue. Il misterioso zoomorfismo sarebbe legato alla leggenda della costruzione dell’edificio sacro ed all’intervento miracoloso del vescovo Pietro che ammansì il lupo convincendolo a trainare insieme al bue il carro con le pietre. Una caratteristica è quella di avere un campanile, alto 30 metri, completamente staccato dal corpo della chiesa, posto di fronte ad essa; la poderosa torre campanaria presenta cinque ordini di finestre a monofora, bifora e trifora. L’interno del duomo, diviso in tre navate con al fondo le absidi, pur conservando l’impianto originale romanico, nel corso del tempo ha subito diversi rimaneggiamenti, già nel ‘200 si sostituirono le capriate in legno con archi gotici (nave centrale e transetto). Caratteristico è il pavimento in mosaico Cosmatesco eseguito intorno al 1230 dalla famiglia dei Cosmati.
Sempre al XIII secolo sono da attribuire le opere dell’altro maestro marmoraro, Pietro Vassalletto, che si possono ammirare nel presbiterio: la cattedra episcopale, il ciborio, che copre l’altare centrale, e il candelabro ( colonnina tortile con sopra un putto in atto di sostenere il cero pasquale). Degli affreschi che dovevano ricoprire le pareti della cattedrale duecentesca rimangono una Madonna con Bambino e, più in basso, la testa di San Pietro, che si trovano sull’ultimo pilastro di sinistra della navata centrale.
Lungo la navata laterale destra, si trova l’ingresso al Lapidario e al Museo del Tesoro, che raccoglie paramenti sacri e oggetti d’uso liturgico del XII-XV secolo. La parte più preziosa è costituita dal complesso degli affreschi della Cripta medievale con le sue tre navate absidate, con le sue ventuno volte su colonne e il tappeto cosmatesco del suo pavimento. Un affascinante manifesto della pittura occidentale, come l’ha definito nel 1979 F.W.N. Hugenholtz, tornato all’originario splendore dopo il restauro del 1987-1994.