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Il palazzo appartenne fin dalla sua prima origine ai Visocchi, quando essi si insediarono in Val di Comino alla fine del Cinquecento, in virtù del privilegio che attribuiva un feudo al capostipite: l'alfiere Biagio Visocchi, ufficiale dell'esercito del Regno delle Due Sicilie, proveniente dal nord Europa, presumibilmente dalla Polonia. I Visocchi hanno ricoperto per generazioni incarichi militari ed amministrativi fino all'Unità d'Italia; successivamente un altro ramo della famiglia si è affermato nel campo delle attività industriali, dell'agronomia e della politica.

Il palazzo ha assunto la forma attuale tra la prima e la seconda metà del '700, presumibilmente assemblando corpi di fabbrica preesistenti. Mantiene ben conservato l'aspetto esterno con leggere decorazioni tardo-barocche e ringhiere lavorate; anche all'interno rimane ancora integro l'impianto settecentesco, costituito - in sequenza a partire dal piano terra - da cantine, piano di servizio con cucine e dispense, piano di rappresentanza, appartamenti, granai.

In corrispondenza del piano nobile si sviluppa la sequenza di ampi saloni, di cui quello centrale decorato alla pareti con motivi neoclassici e sulla volta con figure mitologiche che attorniano Mercurio. Interessante, nella camera da pranzo, è un raro esemplare di carta da parati nota come "carta francese", prodotta all'inizio dell'Ottocento dalle cartiere Lefebvre di Isola del Liri, centro industriale famoso in quel periodo come la "Manchester italiana". Le camere da letto hanno volte e pareti decorate a tempera, con motivi ispirati alle quattro stagioni.

La cappella privata, dedicata alla Madonna di Loreto, accessibile dall'interno del palazzo, costituisce un esemplare quasi unico nelle tipologie presenti in zona ed ospita un bel coretto ligneo. A seguito di antiche tradizioni locali e aperta al pubblico per le celebrazioni della Madonna di Loreto e per il Corpus Domini.

Testo a cura della Delegazione FAI di Frosinone

 

 

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