Cesanese del Piglio D.O.C.G.
Nell’area del Piglio e dintorni si coltiva la vite sin dall’antichità. Non si hanno notizie certe circa l’origine del vitigno, ma dai documenti comunali di Piglio risultano vigneti già nel ‘400. Leggenda vuole che il Cesanese del Piglio fosse il vino prediletto da Federico II di Svevia che soleva accompagnarlo alla cacciagione, mentre, testimonianze più certe indicano questo vino come il preferito dai Papi di Anagni, Innocenzo III e Bonifacio VIII. Il Cesanese è certamente un vino antico ma soltanto negli ultimi decenni si è sviluppata una viticoltura professionale che ha portato, nel 1973 alla concessione della D.O.C. e nel 2008 al massimo riconoscimento della D.O.C.G..
Prodotto nei comuni di Piglio, Serrone e parte di quelli di Anagni, Acuto e Paliano. Concorrono alla produzione di questi vini le uve Cesanese d’Affile e/o comune, coadiuvate da altri vitigni, riconosciuti dalla Regione Lazio, in misura non superiore al 10%. Il disciplinare di produzione indica due tipologie, il Cesanese del Piglio e il Cesanese del Piglio Superiore che può essere anche nominato “Riserva” se invecchiato più di 18 mesi. La gradazione alcolica minima complessiva è del 12% e riguarda le tipologie di vino secco, amabile e dolce. Attualmente gli ettari vitati complessivi sono circa 170 con una produzione annua di circa 450mila bottiglie di cui circa 80mila di “Riserva”.
Dal colore rosso rubino intenso con riflessi tendenti al violaceo. Si presenta con un bouquet carico di aromi floreali e frutti a bacca rossa. Al palato risulta pieno e caldo, merito dei tannini mai troppo forti che donano un’armonia unica. Queste caratteristiche fanno del Cesanese del Piglio un vino sempre elegante che ben si presta a piatti della tradizione, soprattutto secondi di carne come il classico agnello al forno o le carni alla brace.