Le Ciocie
La loro origine è controversa e una colta tradizione, basata su un passo dell'Eneide, le riporta al popolo degli Ernici i cui centri maggiori furono Ferentino, Anagni, Alatri, Veroli e Frosinone.
Negli ultimi secoli sono state per eccellenza le calzature autocostruite più economiche; realizzabili con pelli bovine, ovine, suine, bufaline ed asinine, naturali o conciate, erano robuste e adatte per camminare su campi lavorati e su percorsi impervi, nonché resistenti a lavori usuranti, come la vangatura. Nella loro costruzione erano impiegate lesine o coltelli per il taglio del cuoio - che, non di rado, manteneva il caratteristico pelame - e la sgorbia (scalpello a lama per praticare fori pressochè rettangolari o ovali, uguali tra loro, per il passaggio delle stringhe).
Il calzare era dotato di un plantare di cuoio curvato a forma quasi di barchetta, in alcuni casi con una punta, più o meno accartocciata ed inarcata, legato da lunghe stringhe, anch'esse di cuoio ma flessibili, avvolgenti il polpaccio fino al ginocchio, con all'estremità due spaghi per un'agevole annodatura. In antico, al posto delle stringhe, si usavano spaghi, cordicelle o fettucce. Sotto il plantare erano inseriti, con chiodi o grappe artigianali, due rinforzi (taccuni) di cuoio sui quali si applicavano le bollette, chiodi molto corti e dalla testa ampia e bombata con funzione antiusura e antisdrucciolo. Dopo la seconda guerra mondiale il cuoio e' stato sostituito da pezzi di copertone e di camera d'aria di pneumatici.
Corredavano le ciocie i calzettoni di lana, utili contro il freddo e il morso delle vipere, ricoperti da panni di canapa o di lino; i pastori, per difendere le gambe dai rovi e dall'acqua, indossavano il guardamacchia: una pelle di capra dal lungo pelame, posta sopra i calzoni e legata alla cintura e ai polpacci.
L'uso delle ciocie, noto anche in tutto il Regno delle Due Sicilie, nelle Marche, in Toscana e in Umbria, è durato nell'Italia centrale fino agli anni '60 del XX sec.; ancora oggi, al di là delle manifestazioni folcloristiche, è documentata qualche loro presenza, tra i pastori dei Monti Lepini, dei Monti Ausoni e della Valle di Comino.
Fuori dall'Italia alcuni tipi di calzature, riconducibili alle ciocie sono, tuttora, in uso presso alcune popolazioni rurali decentrate dell'Albania, della Grecia, della Romania e della Russia.
Testo tratto da: museogentediciociaria.it