Frosinone: monumento ai martiri ciociari della libertà e del Risorgimento italiano
Nel 1906 Emilio Diamanti riprese il progetto già avanzato da Felice Napoli e G.B Sodani di riportare a Frosinone le spoglie di Nicola Ricciotti, morto nel vallone di Rovito a Cosenza il 25/07/1844 avendo partecipato alla spedizione dei fratelli Bandiera. La scelta dell'artista ricadde su Ernesto Biondi e su idea di Cesare Bragaglia il monumento si arricchì della presenza dei martiri ciociari che avevano partecipato al Risorgimento italiano.
Il monumento in bronzo ha una struttura piramidale, in alto la Libertà (desiderio al quale spira l'umanità, che portava in origine le 3 fiamme di luce bianca simbolo di vera pace, libertà e giustizia) e in basso l'ara votiva per glorificare i martiri:
Nino Stoppani di Anagni: morto suicida a causa delle crudeli persecuzioni della polizia, grande eroe al fianco di Garibaldi.
Domenico Dandini di Anagni: si battè nei moti del 1848 a Roma, poi rispose all'appello di Garibaldi di marciare su Roma nel 1867. Il suo nome viene ricordato sulla lapide dei caduti a Mentana, al Campidoglio e nella colonna commemorativa a Firenze.
Pietro Stermini: rivoluzionario indomito, grande riformatore, apostolo e fervente appassionato fu Ministro della Repubblica Romana.
Carlo Guglielmi di Frosinone: d'illustre casato, capitano di stato maggiore della Repubblica Romana morì a porta san Pancrazio 30/0671849 a 27 anni.
Sisto Vinciguerra di Alatri: deputato alla stesura della Costituzione, fu tra i migliori e più ascoltati oratori della Repubblica Romana. Riparò a Genova ma fu incarcerato dal governo piemontese. Morì con la bandiera repubblicana sul capezzale.
Francesco Arquati di Filettino: Educato alla rivoluzione dal padre partecipò con fierezza ai moti rivoluzionari incitato anche dalla moglie che venne uccisa mentre era in attesa di un figlio.
Domenico Subiaco: Fu il tamburino dell'assalto di Villa Corsini. Fu ucciso da una palla di cannone dai francesi all'età di 16 anni. A lui è intitolata la scala di Villa Corsini detta del Tamburino.
Domenico Diamanti di Zenone: Esiliato dopo la Repubblica Romana, tornò in patria nel 1870 candidato sindaco di Frosinone non fu eletto per 1 solo voto, il suo che si ostinò a negarsi nonostante le pressioni degli amici. Morì ad Alessandria d' Egitto con il dispiacere di non essere riuscito a riportare a Frosinone le spoglie di Nicola Ricciotti.
Luigi Angeloni di Frosinone: chiese ed ottenne di riottenere i capolavori d'arte trafugati da Napoleone molto apprezzato da Canova e Marini. Rifiutò la pensione offerta dal governo di Roma. Morì esule in Inghilterra all'età di 83 anni.
Aonio Paleario di Veroli: Accusato di eresia dall'Inquisizione l'8 luglio 1570 fu strozzato a ponte S. Angelo e poi dato al rogo.
Rocco Antonio Pacioni di Pofi: Prese parte ai moti della Repubblica Romana e mori dopo 15 anni di galera a Civita Castellana, lo Spielberg pontificale.
Nicola Marra di Frosinone: difensore di Roma e Venezia nel 1849 combattè nel 1866 -67 e 70 in nome d'Italia. Morì poverissimo a Roma.
Il monumento venne posizionato al contrario di come l'autore lo aveva progettato e cioè con la statua di Nicola Ricciotti che guardava verso la Prefettura come monito ai tiranni, mentre quella del teologo umanista Aonio Paleario, doveva guardare verso la chiesa, quale atto di protesta verso l'intolleranza religiosa.