Ferentino, Mura ciclopiche
Tra le più importanti testimonianze archeologiche di Ferentino è da notare il possente circuito murario che si snoda lungo un percorso di circa 2,4 Km. ed è da sempre legato alla terminologia dei mitici Pelasgi (civiltà fiorita quasi 1000 anni prima di Roma) o Ciclopi per le gigantesche dimensioni dei massi. Imponenti nel loro avvincente aspetto, le mura ciclopiche o pelasgiche destano meraviglia e perplessità riguardo la loro origine. Costruite con una pietra chiamata calcare dell’Appennino, biancastra, scabrosa, poco duttile allo scalpello, nota agli antichi con il nome di silex, le mura sono addossate al taglio del colle e presentano massi squadrati poco rifiniti in superficie e legati tra loro mediante tasselli di schegge usati per riempire gli interstizi. Nella suddetta cinta muraria si possono distinguere tecniche varie: poligonale di differenti maniere ed opera pseudo-isodoma (impiego di blocchi parallelepipedi di dimensioni non costanti, cosicché il loro assestamento avviene sempre per linee orizzontali, ma secondo piani spezzati); nella parte inferiore i massi sono incastrati tra loro senza malta (IV sec. a.C.); nella fascia mediana i massi sono più regolari (opera quadrata di II sec. a.C); la terza fascia, invece, risale al periodo medievale. È noto fin dall’antichità che, sia in Grecia che in Italia, si preferiva di solito fondare la città sulla sommità di una collina rocciosa che da tutti i lati scendesse a picco fuorché da uno; tracciata, dunque, la linea delle Mura tanto al di sotto della cima si tagliava nella roccia il piano di fondazione sul quale si disponevano i primi grossi blocchi, questi venivano tagliati in modo che i vari lati del poligono combaciassero tanto perfettamente da non lasciare interstizi. Livellata la prima fila di blocchi si formava allo stesso modo la seconda e via via le altre fino a raggiungere l’altezza voluta. La collina terminava, talvolta, in una seconda vetta centrale più piccola ma più alta di quella, su cui veniva fondata la città, quindi la rocca o cittadella: tutto questo a scopo di difesa, come d’altronde anche la maggior parte delle porte che si aprono sullo stesso tracciato murario. Dal Medioevo si è provveduto a un restauro con sopraelevazione delle mura stesse e integrazione di tratti andati in rovina con l’aggiunta anche di torri per migliori scopi difensivi.
Tratto da: http://www.ferentino.org/monumenti/mon_mura.html