Campoli Appennino - Chiesa di S. Andrea Apostolo
La chiesa principale di Campoli è la seicentesca Parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo, di cui pur avendo a disposizione pochi e frammentari dati storici fondamentali è, tuttavia, possibile riferire che il 20 giugno 1291, Papa Niccolò IV dotò la suddetta chiesa di “un’indulgenza parziale” per la festa del patrono: un anno e quaranta giorni da lucrarsi nella ricorrenza del Santo titolare e nelle quattro festività della Beata Vergine e per otto giorni consecutivi.
L’antica parrocchia era intitolata a San Giovanni Apostolo e presentava dimensioni più ristrette dell’attuale, più volte ampliata a partire dall’inizio del XVI secolo, dell’antica costruzione mantiene, visibili dall’esterno, due monofore romaniche murate in corrispondenza dei pilastri che reggono l’arcata della cappella di S. Pancrazio Martire.
Annessa all’antica costruzione chiesastica era un fabbricato adibito a cimitero. Attualmente, la chiesa si presenta ad una navata con forme d’ordine corinzio imponenti e, con le volte delle cappelle, tanto di quelle laterali che di quella maggiore, a tutto sesto. La facciata, fu rifatta nel 1833, dai capimastro Pietro Marcilli e Pietro Policella, su disegno di autore locale. Il caratteristico pavimento, in stile veneziano, realizzato con pietruzze colorate, la cosiddetta “breccia di Campoli”, risale al 1881.
Le condizioni statiche dell’edificio non sono delle migliori poiché le strutture sono state danneggiate dal rovinoso terremoto del 1915. La decorazione interna è del Settecento, qualche bel quadro risale allo stesso periodo così come gli apprezzabili stucchi. In tutto si contano nove altari: sette sono internati nelle cappelle, gli altri due sono situati nell’area absidale. In successione incontriamo: la prima cappella, a destra per chi entra dall’ingresso principale, dedicata a S. Gaspare del Bufalo, fu allestita nel 1929 per accogliere la statua del Fondatore della Congregazione del Preziosissimo Sangue (in seguito traslocata nella terza cappella). Tale cappella, fu poi rimodernata su disegno dell’architetto verolano Mauti e benedetta dal vescovo nel 1973.
La seconda cappella, in stile quattrocentesco e in muratura, è dedicata alla Vergine SS. Madre di Dio, ed è contraddistinta da una tela raffigurante S. Antonio di Padova firmata Manco 1848. La cappella seguente è dedicata a S. Francesco di Paola raffigurato nel piccolo quadro ad olio, sopra l’altare. La sua volta era di proprietà dei nobili Clary; nel pilastro di destra si trovava la tomba di Scipione Clary senior. I gradini dell’altare sono di marmo rosso locale. La successiva è dedicata a S. Pancrazio Martire, il cui bellissimo simulacro, scolpito su legno nel 1804 a Napoli dallo scultore Francesco Vergella, troneggia sull’altare. Allo stesso autore appartengono i due graziosi Angeli che ornano il piedistallo della statua, realizzati nel 1820.
I gradini di detta cappella sono stati ricavati con pietra locale rosso-striata. La quinta cappella è dedicata alla Madonna delle Grazie, raffigurata in un grande dipinto, nell’atto di allattare il Bambino Gesù. Poi s’ incontra la cappella della Madonna del SS. Rosario rappresentativa di quindici piccoli affreschi risalenti al seicento che riproducono i misteri della Redenzione, seppur rovinati dall’umidità. Segue quella dedicata alla Sacra Famiglia, nel cui altare si conservano le ossa di S. Felice Martire avute da don Giuseppe Maria Silvestri per interessamento di S. Gaspare del Bufalo. Lo stesso Martire è rappresentato, in una bella tela ad olio, di autore ignoto, nell’atto di offrire il paese a Dio.
La tela, di autore ignoto, è stata dipinta all’inizio dell’Ottocento e presenta l’immagine della Campoli di quei tempi. L’ultima cappella è dedicata alla Madonna Addolorata. Non esistono opere d’arte di gran pregio: delle antiche statue, oltre ai seicenteschi busti-reliquiari di S. Andrea Apostolo e S. Giacomo, solo quella in legno di S. Pancrazio e quelle in gesso di S. Giuseppe e la Madonna, presentano un qualche valore artistico.
Di tutti i dipinti ad olio esistenti nella chiesa, un quadro che meriterebbe una migliore collocazione è senza dubbio quello che ritrae la Madonna della Speranza, posto nel vestibolo dell’ingresso secondario, da attribuirsi, senz’ombra di dubbio, per confronto con altri due simili, a Sebastiano Conca (Gaeta 1680- Napoli 1764). Agli inizi del Novecento vi lavora un‘artista sorano, Bernardo Biancale, il quale è stato per molto tempo a Parigi e i cui affreschi, che ricoprivano pitture più antiche, di recente riportate alla luce, sono stati in parte distrutti recentemente. Notevole anche l’organo a canne del XVIII secolo.
L’altare maggiore, di XVIII secolo, si presenta con i busti reliquiari di S. Andrea e S. Giacomo apostolo e con al centro l’antico affresco dell’Assunzione di Maria. La bellissima balaustra, lunga circa 80 metri, è stata ideata e fatta costruire dall’illustre cittadino campolese Don Filippo Giovannangeli, il quale eresse anche la parrocchia di Bordeaux in Francia.
La torre campanaria, sicuramente rialzata contemporaneamente all’ampliamento della primitiva chiesa, è stata sopraelevata su mura più spesse e antiche (forse un torrione delle mura di cinta).