San Silverio
Chi era: pontefice (536-537)
Nato a: Frosinone (patrono di Frosinone) intorno all’anno 480
Figlio legittimo di Ormisda e Caria di Capua, di buona famiglia agiata e illustre. Non è chiaro come il padre Ormisda passò dalla vita familiare, serena e virtuosa, al diaconato per Papa Simmaco. Da alcuni studiosi si ipotizza la morte prematura della moglie, in giovanissima età, che contribuì all’evento del ritiro a Roma di Ormisda e quindi all’educazione e alla crescita di Silverio insieme ai chierici della città. Silverio venne quindi educato ed istruito attraverso una grande fede, oltre a una vasta cultura nelle lettere e nei dettami cristiani. Il 6 agosto 523 papa Sant’Ormisda morì e all’età di circa 43 anni il destino di Silverio si concretizzò. Silverio era un semplice suddiacono della Chiesa romana, apparteneva quindi ad una categoria subalterna che non era mai stata prescelta per dare un successore al seggio di Pietro, quando, giunta a Roma la notizia della repentina morte del papa Agapito, avvenuta a Costantinopoli il 22 aprile 536, fu eletto papa per imposizione del re ostrogoto Teodato, nel timore che venisse prescelto un papa filobizantino; era il 20 giugno del 536. Questi fu a ciò spinto dal ricordo della buona intesa intercorsa fra Ormisda e il re Teodorico; però buona parte del clero si oppose fortemente all’elezione di Silverio, che tuttavia accettò a consacrazione avvenuta. Il suo pontificato fu breve e travagliato. Egli fu coinvolto, quasi certamente contro la sua volontà, nelle lotte politiche e religiose che in quegli anni turbarono l’Italia e la Chiesa: era infatti in atto la guerra tra Bizantini e Ostrogoti per il possesso dell’Italia; in Oriente poi perduravano e si agitavano gruppi di monofisiti ostinati, coperti dal favore dell’imperatrice Teodora. Silverio, fu vittima del convergere delle contese politiche e religiose. Poco dopo la sua elezione, il re Teodato, protettore di Silverio, fu deposto e ucciso dai Goti. Il nuovo re degli Ostrogoti, Vitige, cinse d’assedio la città di Roma e cominciò la tragedia di Silverio. L’11 marzo 537, il Santo papa fu deportato nella città di Patara nella Licia, in Turchia; immediatamente fu eletto papa l’apocrisario Vigilio. Ma tale e tanta fu l’amarezza che il vescovo di Patara, pietosamente, ottenne dall’imperatore d’Oriente, il ritorno in patria per un nuovo giudizio. Appena la nave giunse a Napoli, Silverio fu scortato, senza pietà alcuna, nel luogo simbolo dei martiri cristiani: le isole Ponziane.
Nei primi giorni del giugno 537 il Santo giunse a Ponza e fu confinato sull’isolotto di Palmarola, che il triste destino la definiva l’isola delle palme, la palma simbolo del martirio. Li restò, in stato di prigionia, fino alla sua morte che avvenne probabilmente l’11 novembre del 537. Le sue spoglie mortali non furono trasferite a Roma come quelle di altri papi morti in esilio, ma rimasero nell’isola e il suo sepolcro, onorato da Dio con miracoli e guarigioni, divenne meta di pellegrinaggi. A Roma un culto reso alla memoria di Silverio è documentabile solo qualche secolo più tardi, e precisamente in un calendario di feste del sec. XI proveniente dalla chiesa di S. Maria sull’Aventino