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Acropoli e Ciclopi
L'Antica Anagnia
Acropoli e Ciclopi
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Anagni, l’antica Anagnia, capitale della confederazione delle città del popolo ernico e città sacra, si eleva sopra una collina affacciata sulla Valle del fiume Sacco. Città antica, conserva vestigia erniche negli scavi di S. Cecilia, imponenti resti romani nelle mura che circondano il centro storico e ville dell’evo antico in più luoghi dell’agro, ma è soprattutto caratterizzata dai grandi monumenti medievali, epoca d’oro di Anagni, e da una facies settecentesca.
In età arcaica il nucleo urbano della città doveva essere limitato alla parte più elevata della collina e raccolto ai piedi dell’Acropoli, area questa dove oggi si trovano la Cattedrale e piazza Innocenzo III. Delle fortificazioni di questo periodo rimangono poche tracce lungo il versante meridionale, databili non oltre la fine del V o l’inizio del IV secolo a. C. In età romana la cinta muraria venne ampliata, costruendo una cerchia continua di mura in blocchi di travertino squadrati e disposti per testa e per taglio, in opus quadratum di tipo “serviano”.
Questo ampliamento può essere datato tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a. C. Purtroppo nel corso dei millenni la cinta muraria di epoca romana ha subito diversi rimaneggiamenti. Dalle invasioni barbariche fino al XVI secolo restauri o addirittura ricostruzioni rendono alcuni tratti delle mura di difficile datazione. L’esempio più possente di mura antiche lo troviamo nell’emiciclo degli Arcazzi di Piscina datati tra la fine del III e la metà del II secolo a.C., tre enormi pilastri liberi (cioè distaccati dalla parete) che si innalzano per una altezza di più di quindici metri dal suolo, dando vita a quattro imponenti archi a tutto sesto, di cui quello di sinistra è il più grande.
I pilastri si distanziano notevolmente tra di loro e sulla testa di uno dei blocchi in pietra, posto nella sesta fila del pilastro centrale, è scolpito un simbolo fallico. Probabilmente si tratta di un’opera di contenimento e di terrazzamento anche con funzione difensiva. Anticamente, sulle mura si aprivano numerose porte di accesso alla città, in seguito demolite o trasformate. Attualmente gli archi di accesso sono tre: Porta Santa Maria (anticamente detta degli Idoli); l’ottocentesca Porta Cerere e, sul lato sud Porta San Francesco (detta in antico Porta del Sole).
Le ristrutturazioni e gli ampliamenti del tessuto urbano le fecero assumere il ruolo, oltre che di area a carattere religioso, anche di centro di difesa: il sistema di difesa adottato dallo Stato Pontificio in queste zone fu dettato dall'esigenza di difendere l'ampia proprietà feudale (legata per via di parentele al seggio pontificio) ed era costituito da un sistema di difesa centrico di torri attorno alle civitates maggiori (Anagni , Ferentino , Alatri ) dove la vicinanza stessa dei centri urbani fa sì che le strutture difensive degli abitati si susseguano naturalmente lungo l'asse della Casilina.
Le ristrutturazioni e gli ampliamenti del tessuto urbano le fecero assumere il ruolo, oltre che di area a carattere religioso, anche di centro di difesa: il sistema di difesa adottato dallo Stato Pontificio in queste zone fu dettato dall'esigenza di difendere l'ampia proprietà feudale (legata per via di parentele al seggio pontificio) ed era costituito da un sistema di difesa centrico di torri attorno alle civitates maggiori (Anagni , Ferentino , Alatri ) dove la vicinanza stessa dei centri urbani fa sì che le strutture difensive degli abitati si susseguano naturalmente lungo l'asse della Casilina.
Di queste torri, ancora visibili nell'agro anagnino, segnaliamo: la Torre Antonina, identificabile con il basamento quadrato conservato presso la chiesa di rocca S. Antonino (tra Anagni e Ferentino); in buono stato di conservazione le Torri del Piano, di Tufano, di Collecurto (intonacata e forse trasformata in epoca moderna); la Torre di Arenzano e dell'Abbazia della Gloria, a difesa dei fabbricati religiosi; tre torri in territorio di Ferentino (Cornella, Norana e una trasformata in abitazione privata); la Torre Pidocchiosa, a nord ovest di Frosinone che conclude la linea fortificata che affianca il primo tratto della Casilina.
Atina Potens
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Tracce rilevanti di tale circuito murario volsco-sannita, datate al IV-III secolo a.C., si notano proprio sulla collina di Santo Stefano e nel piazzale antistante il cimitero. Vicino sorgevano diverse porte delle quali molto imponente doveva essere la Porta Aurea, la principale della città.
L'Acropoli di Ferentino
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Ferentino, città di fondazione ernica è tra le città ciociare ad avere il maggior numero di monumenti e di epigrafi romane he hanno lasciato testimonianza indelebile. Ferentino è munita di una poderosa cerchia muraria poligonale lunga 2500 metri, formata di enormi blocchi calcarei, incastrati tra di loro senza malta cementizia. Tali mura risalgono al IV secolo a. C. per la parte in opera poligonale, al II-I secolo a. C. per la parte in opera quadrata e all’età medioevale e moderna con la costruzione di torri. Nel circuito murario esterno si aprono cinque porte monumentali.
Nel settore sud si apre la Porta Sanguinaria, che lega il toponimo, di probabile formulazione medievale, alla presenza nelle sue vicinanze di un luogo destinato alle esecuzioni capitali. Originariamente sormontata da un architrave monolitico, oggi presenta sulla sua sommità un arco a tutto sesto in conci radiali. Nel settore sud-est si apre la Porta Maggiore, detta anche Archi di Casamari, perché collocata sulla strada che conduce all’Abbazia cistercense di Casamari. La porta si presenta costruita in opera quadrata con due archi a tutto sesto in conci radiali a doppia ghiera, che si innestano perpendicolarmente al muro di cinta secondo il sistema difensivo delle omeriche porte “Scee” o “sinistre”. Le porte sinistre facilitavano la difesa della città da parte dei militi arroccati sulle mura, che costeggiavano la strada d’accesso alla porta. Nei pressi di questa porta è ubicato il monumento più interessante dell’età romana di Ferentino: il cosiddetto testamento di Aulo Quintilio Prisco, magistrato e patrono di Ferentino, vissuto nella metà del I secolo d.C..
Il singolare monumento è scolpito nella roccia del colle come un’edicola rettangolare, decorata da un frontone triangolare, sostenuto da pilastrini. Una lunga iscrizione onoraria celebra Aulo Quintilio ricordando le sue numerose cariche pubbliche e i benefici che procurò al popolo ferentinate. Un'altra porta scea a doppio arco si apre nel settore ovest delle mura esterne: Porta Montana, così denominata perché consentiva il raccordo con la zona montuosa della regione. L’aspetto attuale della porta risale ad un rifacimento settecentesco.
Nel settore nord-ovest si apre la Porta San Francesco, così denominata per la sua vicinanza con l’omonima chiesa, che i Francescani iniziarono a costruire all’interno delle mura cittadine sin dal 1250. A ridosso della porta, sormontata da un arco a tutto sesto, è addossata una torretta difensiva di epoca medievale. Nel settore ovest delle mura antiche si apre Porta Sant’Agata, detta anche del Borgo. Ebbe una notevole importanza in età antica perché attraverso essa la città si collegava direttamente con la Via Latina. Nel parapetto del balcone soprastante la porta fu murata un’epigrafe latina risalente al 213 d. C. e dedicata all’imperatrice Giulia Domna e a suo figlio Caracalla. A coronamento della città svetta la mole dell’Acropoli, capolavoro di ingegneria civile. Il grandioso terrazzamento su cui sorge l’Acropoli, risale al II secolo a. C. L’avancorpo meridionale è costituito da una imponente fascia muraria e la struttura, a pianta quadrangolare, presenta all’interno tre ambienti rettangolari, circondati da quattro corridoi, coperti da volte a botte.
Nel settore nord-ovest si apre la Porta San Francesco, così denominata per la sua vicinanza con l’omonima chiesa, che i Francescani iniziarono a costruire all’interno delle mura cittadine sin dal 1250. A ridosso della porta, sormontata da un arco a tutto sesto, è addossata una torretta difensiva di epoca medievale. Nel settore ovest delle mura antiche si apre Porta Sant’Agata, detta anche del Borgo. Ebbe una notevole importanza in età antica perché attraverso essa la città si collegava direttamente con la Via Latina. Nel parapetto del balcone soprastante la porta fu murata un’epigrafe latina risalente al 213 d. C. e dedicata all’imperatrice Giulia Domna e a suo figlio Caracalla. A coronamento della città svetta la mole dell’Acropoli, capolavoro di ingegneria civile. Il grandioso terrazzamento su cui sorge l’Acropoli, risale al II secolo a. C. L’avancorpo meridionale è costituito da una imponente fascia muraria e la struttura, a pianta quadrangolare, presenta all’interno tre ambienti rettangolari, circondati da quattro corridoi, coperti da volte a botte.
All’Acropoli si accede per mezzo della porta di tipo “sceo”, detta popolarmente del Fattore. Sul lato opposto all’avancorpo, 11 metri più in basso della sommità dell’Acropoli, si apre il cosiddetto Mercato, sorta di strada coperta risalente alla fine del II secolo a. C. La destinazione commerciale dell’edificio è suggerita dalla sua vicinanza al circuito murario esterno e in particolare alla Porta Montana, nelle cui vicinanze esisteva il Foro “pecuarium”, dove si effettuava il commercio del bestiame. Il Mercato consta di una vasta sala, lunga circa 24 metri, coperta da una volta a botte e fiancheggiata da cinque vani o botteghe a pianta rettangolare, aperti sul lato nord-orientale mediante ampie arcate a tutto sesto. Singolare è la porta di accesso, alta circa 7 metri.In prossimità di Porta Sanguinaria, nel II secolo a.C. sorse il Teatro, scoperto agli inizi del XX secolo dall’archeologo Alfonso Bartoli nell’area di un giardino privato. Delle strutture antiche sono oggi visibili le gradinate della cavea e il corridoio di accesso all’orchestra e al proscenio.