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Nacque a Cervaro, da Angelo e Angela Marandola, il 24 agosto 1922.
All'età di 19 anni si arruolò nell'arma dei Carabinieri e il 12 febbraio 1942 venne destinato alla Legione di Firenze.
Il 12 giugno 1944 fu inviato in servizio provvisorio alla stazione di Fiesole e collaborò con altri commilitoni alla lotta partigiana.
L'11 agosto dello stesso anno, essendo passato definitivamente in clandestinità, venne a sapere che i tedeschi avrebbero fucilato dieci ostaggi se i Carabinieri della stazione di Fiesole non si fossero presentati al Comando tedesco entro la serata.
In quell'occasione ebbe prontamente ad esclamare: “Se uno solo di questi ostaggi dovesse essere fucilato, io non avrei più pace per tutta la vita”.
Conscio quindi della sorte che l'attendeva, volle sacrificare se stesso per salvare dieci innocenti.
Insieme a Fulvio Sbarretti e Alberto La Rocca si consegnò ai tedeschi, che li sottoposero alla fucilazione il 12 agosto. I tre sono ricordati come i “Martiri di Fiesole”.
Fu decorato con la medaglia d'oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Durante la dominazione nazi-fascista teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi, si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi nel caso egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la subiva, affinché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone d'esecuzione tedesco e al suo grido di “VIVA L'ITALIA” pagava con la vita il sublime atto di altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili. Fiesole, 12 agosto 1944”.
Le sue spoglie sono tornate a Cervaro, per essere sepolte nel locale cimitero, il 15 febbraio 1948.
Un monumento, che raffigura un uomo che impavido offre il suo cuore e il suo petto alla Patria, è stato curato dalla fucina “V. De Pompeis” di Napoli ed allestito nel 1968 nell’interno della Villa Comunale, in Piazza Vittorio Emanuele a Cervaro.

Bibliografia:
- Davide Malacaria, “Quei tre militi quasi ignoti”, 2004.
- F. Caruso, “I Carabinieri d'Italia”, Roma, 1948.

 
 

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