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Van Gogh e la Ciociaria

Van Gogh e la Ciociaria

E’ inaudito talvolta come la vita si diverta a spese dei poveri umani: un van Gogh ciociaro, “ma questa è una scemenza” “un oltraggio” si dirà immediatamente, vedendo assieme l’accezione, volgare e rozza, di ‘ciociaro’ e invece la grandezza universalmente attestata di Van Gogh. Eppure il titolo è corretto e perfino canonico sulla scorta di due fatti inoppugnabili e storici. Come si sa l’artista arriva a Parigi alla fine di febbraio 1886, ha 33 anni: ha svolto diverse occupazioni, il commesso di negozio, il pittore quando poteva, il suffragetto umanitario e chissà che cos’altro. A Parigi risiede il caro fratello Théo, presso cui trova sistemazione. Abitano nelle vicinanze immediate di Place Pigalle, la famosa piazza, e da qui poche centinaia di metri per raggiungere lo Studio Cormon, a Boulevard de Clichy dove seguirà i corsi  di modellato e dove sarà presente fino a giugno, secondo le risultanze del Museo Van Gogh di Amsterdam che condividiamo.

Al numero civico 62, sul lato destro del Boulevard de Clichy, incontra il Cafè du Tambourin e poche decine di metri più avanti, al 104 la sua destinazione, lo studio Cormon: cinque anni più tardi al n.82 sarà inaugurato il  Moulin Rouge. Il menzionato caffè-ristorante Tambourin è stato aperto da un paio d’anni da Agostina, nota e ricercata modella di artista la quale, ormai non più giovane, si è voluta dare una diversa alternativa di sopravvivenza. Al ristorante ha dato una impronta sia per quanto attiene i pasti e sia  per  l’arredamento consistente tutto di richiami al tamburello: tavoli, sedie, vasellame, ecc.: il tamburello non è una scelta casuale,  era lo strumento musicale dei ciociari nella loro via della emigrazione, suonato dalle donne, quindi ben noto anche ad Agostina; l’altra caratteristica è che le cameriere vestono il costume ciociaro: anche Agostina è presente col costume ciociaro, sempre piacente e attraente coi suoi 45 anni. Siamo a Montmartre che all’epoca, ripetiamo:1886, era affollata di artisti di ogni nazionalità e tutte le vie attorno alla piazza erano i loro studi e abitazioni, nonché le sedi delle gallerie  e dei negozi di articoli per belle arti; i caffè erano frequentati in gran parte dagli artisti.

E naturalmente per Van Gogh è quasi inevitabile entrare nel Tambourin così invitante e dove passa davanti più volte al giorno. E tra l’artista e la bella ciociara -entrambi conoscono alla perfezione il francese- si instaura un amichevole rapporto che, sempre affamato di affetto e di amore l’artista scambia poco a poco per qualcosa di più che un rapporto di amicizia quale esso è. Si rammenti che la modella ha un figlio di tredici anni. E comincia a regalare ad Agostina dei quadrucci quasi tutti di fiori che man mano vengono appesi alle pareti del ristorante dove erano già una quantità di tamburelli decorati da altri artisti. Il segno manifesto della carica sentimentale di Van Gogh nei confronti della bella locandiera è rappresentato da un quadro di viole del pensiero in un cestino posato  su un tavolo a forma di tamburello (F244, JH 1093, 46x50): è la sola volta che Van Gogh illustra tale fiore ed è anche il suo primo messaggio d’amore: siamo, secondo i più autorevoli esperti, nella primavera del 1886, come conferma anche lo stile che non nasconde tracce del cromatismo passato ma soprattutto tale data conferma e attesta lo stato dei fatti reali e storici che stiamo descrivendo: è perciò quanto meno imbarazzante che il Museo Van Gogh di Amsterdam, considerato ormai il monopolizzatore di tutto quanto sull’artista, abbia spostato la data addirittura al maggio dell’anno seguente, al fine di perfezionare, riteniamo, un certo suo assioma prefisso!!! La bella relazione continua. E ad un certo momento il grande artista erige un monumento ad Agostina, l’opera più importante del suo periodo parigino e tra le più conosciute di tutte le sue opere: la ritrae come la vede nel ristorante, nel suo costume ciociaro, in un fulgorio di gialli e di colori, tipici e fondamentali della sua tavolozza magistrale. Il quadro si trova al Museo d’Orsay, una volta intitolato ‘Italienne. Agostina’, oggi solo ‘Italienne’: è naturalmente una delle mete obbligate del visitatore. Stiamo parlando di Agostina Segatori, originaria di Subiaco, nipote di un’altra celebre modella a Roma: Fortunata Segatori. Tre-quattro anni fa il Comune di Parigi, dietro iniziativa dello scrivente, ha apposto una targa in ricordo di Agostina modella ciociara al n.62 dove era il ristorante, un onore dunque fuori del comune.

Il secondo documento del Van Gogh ciociaro si riferisce ad una signora della zona la quale effettivamente e miracolosamente è proprietaria di un olio del periodo più tormentato dell’artista, vale a dire quello nel manicomio di St.Rémy.  Presenteremo tale sorprendente e unica realtà in una delle nostre prossime note.

 Michele Santulli

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