Baritono italiano, nato ad Anagni (Frosinone) nel maggio. 1811, morì ivi il 13 giugno. 1894. Allievo di A. Busti al Collegio reale di musica. di Napoli, esordì al Teatro del Fondo nel 1834 col Turco in Italia di Rossini e passò subito dopo al S. Carlo, con La Straniera di Bellini, Mosè in Egitto e Maometto II di Rossini. Ebbe immediato successo grazie soprattutto alle sue doti di agilità, che in seguito lo resero un eccellente interprete del personaggio di Assur nella Semiramide, e non lo abbandonarono se non verso la fine della carriera. Si pose così subito in luce anche in opere di Persiani, dei fratelli Ricci, di Nicolai; ma una particolare predilezione egli mostrò presto per Bellini e Donizetti, eseguendo Gemma di Vergy al Valle di Roma e Puritani al Nuovo di Padova (1836), Torquato Tasso, Marin Faliero e Beatrice di Tenda a Lisbona (1836-39) e a Londra (1840); infine, dopo significativi successi a Bologna, Genova e Vienna, fu alla Scala (carn. 1841) per Torquato Tasso, Fausta e Beatrice di Tenda, seguite dal Proscritto di O. Nicolai (I esec.). Poco dopo Donizetti accorse da Milano a Bergamo per ascoltare un suo magnifico Marin Faliero.
Interpretava queste opere, in specie quelle di Donizetti, in senso più romantico e drammatico che virtuosistico: più alla maniera di Cosselli, di Ronconi, di Cartagenova, cioè, che a quella di Tamburini, Badiali o Baroilhet. Al che lo soccorrevano alcune caratteristiche della voce, che, sebbene armoniosa, duttile e morbidissima, presentava anche volume e sonorità imponenti. Negli acuti poi, e in special modo sul fa (ma giungeva facilmente anche al sol), la ricchezza delle vibrazioni e l’ampiezza dello squillo apparivano addirittura fenomenali. In questo settore, stando, a B. Carelli, la sua voce aveva varie affinità di colorito e d’emissione con quella di Titta Ruffo. Era naturale che un tale cantante, dotato anche d’un gioco scenico vario e vigoroso, divenisse uno specialista del repertorio. verdiano: i primi contatti col quale furono l’Ernani (Venezia, S. Benedetto, 1844), l’Alzira, (S. Carlo, 1845, 1 esecuzione) e l’Attila (Venezia, Fenice, ’46, id.), ove provocò il celebre scoppio di entusiasmo patriottico con l’apostrofe tonante: « Avrai tu l’universo / resti l’Italia a me! ». Al Theatre.-Italien nel dicembre. ’46 partecipò alla I esecuzione. parigina dei Due Foscari; e nel biennio 1847-48 diede prova della sua versatilità esibendosi nel Don Giovanni, nella Gazza ladra e nella Donna del lago di Rossini. Al Queen’s Theatre. di Londra aveva intanto preso parte a un’altra I esecuzione verdiana, I Masnadieri (lu. 1847); e famosa restò la sua caratterizzazione del truce personaggio di Francesco; per molto tempo l’aria ” La sua lampada vitale… ” fu denominata, anche nelle edizioni, « aria di Coletti ». Quindi fu per tre stagioni. a Pietroburgo (1848-51); tornò inoltre a Londra nella primavera. 1850 (Linda di Chamounix, Puritani e I esec. della Tempesta di Halévy) e nel 1851 prese parte alla I esecuzione romana del Rigoletto, dato col titolo Viscardello. Al pubblico romano presentò inoltre, per la prima volta, i Due Foscari (T. Apollo, 1854) e i Vespri Siciliani (T. Argentina, 1856). Altre opere verdiane in cui si distinse in quegli anni furono Trovatore, Traviata e Simon Boccanegra. Cantò quest’ultima al S. Carlo di Napoli nel novembre 1858 (esecuzione. curata da Verdi, il quale in una lettera a Luccardi accenna all’ottima interpretazione di Coletti), quindi la riprese nel carn. 1860 all’Apollo di Roma, assieme al Ballo in maschera, ai Due Foscari, alla Luisa Miller e all’Amleto di L. Moroni (I esecuzione). Il corrispondente romano della Gazzetta dei teatri di Milano, dando notizia del vivo successo della stagioni. dell’Apollo, smentiva recisamente la diceria che Coletti fosse in declino e dichiarava che la sua voce era ancora fresca, potente e capace delle più deliziose smorzature. Ma il declino si manifestò di lì a pochi anni: nel gennaio 1869 toccò proprio al pubblico che più l’aveva amato, quello del S. Carlo, di fare giustizia sommaria dei vecchio cantante durante una tempestosa esecuzione della Jone di Petrella.Al S. Carlo Coletti aveva anche preso parte alle prime esecuzioni della Fidanzata corsa di Pacini (1842) e della Caterina Cornaro di Donizetti (1844), mentre alla Fenice aveva partecipato a quella del Duca d’Alba di Pacini (1842). Ritiratosi, pubblicò a Roma, nel 1880, l’opuscolo didattico La Scuola di canto in Italia. Pensieri.
http://www.coletticonti.it/encicl.spettacolo.html