La Chiesa di San Pietro Ispano a Boville Ernica (Fr) fu edificata sulla grotta dove, nel X secolo, penitente, San Pietro Ispano scelse di dimorare. La grotta del Santo si ammira ancora nelle sue forme originali nella cripta sotto il transetto. Essa è meta di devoto pellegrinaggio, specie nel giorno della festività liturgica, l’11 marzo di ogni anno. Nella chiesa di San Pietro Ispano (XII sec.) sono conservate preziose opere d’arte salvate da Mons. Simoncelli, originario di Boville, dalla demolizione della vecchia Basilica Costantiniana in Roma. Tra queste citiamo: Il Mosaico di Giotto, il quale faceva parte della “Storia della Navicella di San Pietro” eseguita dal sommo artista nel 1298 e collocata nell’atrio della vecchia Basilica Costantiniana. Il mosaico consistente in un tondo in cui campeggia un Angelo a mezzo busto, è di un’eccezionale importanza per la storia dell’arte in quanto esso è “l’unico mosaico di Giotto giunto fino a noi.
Quello infatti della Navicella non serba più nulla di antico; e si può dire che sia la sola opera di Giotto pervenutaci in buono stato”; il bassorilievo del Sansovino (XV sec.) finemente lavorato in marmo, raffigurante la Madonna col Bambino in braccio. L’aggiunta postuma della testa di San Giuseppe è del Bernini; le statue di San Pietro e San Paolo (XV sec.) poste ai lati della cappella sono opera di Andrea Bregno detto anche Andrea Montecavallo; la Croce in porfido (subito entrando a sinistra nella chiesa) che veniva un tempo esposta all’adorazione dei fedeli, davanti l’atrio della vecchia basilica vaticana, per aprire gli anni santi e che venne baciata da re, papi e imperatori (si dice anche Dante Alighieri in occasione del Giubileo del 1300); il sarcofago paleo-cristiano del 350 d.C. rinvenuto negli scavi archeologici dell’antica Boville. In esso sono raffigurati due episodi della Sacra Bibbia: a sinistra i tre fanciulli e le fornaci ardenti con Nabucodonosor (Antico Testamento) e a destra la Natività (Nuovo Testamento). Il sarcofago è unico al mondo in quanto, per quel periodo, è praticamente intatto, mentre in quello rinvenuto a Siracusa alcuni personaggi raffigurati sono privi di testa.