Con la fine dell’Impero romano, Aquinum, come tante altre città, conobbe una profondissima crisi e subì radicali distruzioni ad opera dei Goti e dei Longobardi. Mentre l’antico centro abitato veniva abbandonato, poco lontano, attorno all’VIII sec., veniva eretta una fortezza, strategicamente importante per trovarsi al confine tra il ducato longobardo di Benevento, di cui faceva parte, e il ducato bizantino di Gaeta.
“… E siccome si volle accrescere la difesa della nuova città, si pensò di fortificare il Castello Pretorio con tre torri di cui una grandissima ad est e due più piccole, poste l’una al nord, e l’altra a sud del Castello. Di queste tre ora ne restano solo due; quella grande coi merli tutt’ora esistenti, di forma quasi quadrangolare e ben conservata , e l’altra nel basso, verso porta Fistola,rotonda ed in mediocre conservazione.
Della terza torre, quella a nord nulla rimane, meno qualche pietra forata …
Il grande masso di travertino, che ad arte venne lasciato, quasi tratto di unione fra le due sponde dell’avvallamento in mezzo ai due laghi minori, servì per edificarvi sopra un Castello o fortilizio dedicato alla Santa Croce, e poiché in progresso di tempo nel castello si amministrò la Giustizia, si disse anche Castello Pretorio. Il Palazzo dove i Signori del tempo, a mezzo dei Giudici, amministravano la Giustizia, faceva seguito col Palazzo Comitale, che si estendeva fino a mezzodì dell’isolato, dove le Case, anche oggi si dicono di San Tommaso. (…) Al Palazzo Comitale si osservano solo due finestre bifore di magnifica fattura, sul lato a ridosso della gran Torre quadrata. Certo ve ne dovevano essere altre; ma tutto è distrutto!
Nella piccola piazza del Castello, in fondo ad un violetto cieco, sul pianerottolo di una piccola scala, al secondo piano si conserva (case di San Tommaso) una porta a sesto acuto; oltre di questo nulla più; il resto non è antico!
Alla grande torre quadrata non vi era porta d’ingresso, ma vi si accedeva dal di sotto per mezzo di una piccola scala, scavata nel duro travertino, né vi erano i quattro finestroni, che oggi vi sono, perché essi furono fatti sul finire del secolo decimottavo, quando la torre fu trasformata ad uso di campanile. Sui gattoni che girano attorno attorno alla sommità della torre, si vede ancora il prisma di muro costruito con nel mezzo una pietra con foro rotondo nei quattro lati, onde guardare l’accostarsi dei nemici e gittare, fra lo spazio dei gattoni, sassi rotondi su di essi.
Colla trasformazione della torre a campanile vi si fece alla sommità il tetto (che non si vede dal basso) e su di esso vi furono poste le campanelle dell’orologio comunale. La torre era staccata dal Castello ed isolata da tutti e quattro i lati colla roccia artificialmente tagliata a scarpa nella base, come si vede benissimo, se si scende giù nel piano dell’avvallamento. Le opere in muratura, costruite posteriormente ed i terrapieni eseguiti in tanti anni, fanno apparire la torre ad est ed a sud-ovest, come unita dalle fondamenta alla gran massa di travertino, su cui trovasi edificato il Castello e l’odierno Aquino. Dal basso meglio si osserva dove gli antichi, per maggior difesa, facevano scorrere le acque del lago ed insieme la perfetta costruzione di questa grande torre di difesa; che dalla storia risulta non essere stata mai presa dai nemici!
La forma del Castello è quasi circolare. Alla base della torre si hanno 103 metri, al piano del Palazzo Pretorio 105 sul livello del mare.
Proprio nel vicolo, che menava al Palazzo Comitale, di fronte ai portoni di entrata alle case dei Sig.ri Capozzella e Iadecola, in un vecchio muro, circa tre secoli dietro, fu trovata murata una croce di cristallo, che si espone alla venerazione dei fedeli nel solo venerdì santo. Ancora si osserva la piccola nicchia, la cui base è una lastra di marmo. La Croce ha valore artistico.
Si vede che i Conti di Aquino avevano grande venerazione alla Santa Croce; perché dedicarono ad essa, tanto il Castello di Aquino che quello di Roccasecca. (…)”
Presso la casa di San Tommaso si può visitare la mostra iconografica permanente sulla vita del santo.
(tratto da “Ricerche per la Storia di Aquino” di Mons. Rocco Bonanni, 1922 in riproduzione del 2000)